Rapporto Censis 2022: italiani malinconici e spaventati, 6 su 10 temono la guerra mondiale

L'Italia post-populista è sempre più povera e più vecchia. Cresce l'insofferenza verso i privilegi, ma non si ha voglia di mobilitarsi per un cambiamento

Roma, 2 dicembre 2022 - Malinconici, spaventati, rassegnati: è il ritratto degli italiani che emerge dal Rapporto Censis del 2022. Una popolazione sempre più povera e più vecchia, preoccupata sia dal presente che dal futuro ma restia a cambiare. "Un paese che vive in uno stato di latenza", si legge nel rapporto: non regredisce, ma non matura. Temiamo la terza guerra mondiale, la bomba atomica, la corsa dei prezzi, mentre abbiamo perso l'interesse per la carriera, la moda o gli influencer. Ecco cosa caratterizza oggi la società italiana secondo le indagini. 

Passanti (Fotowebnaz)
Passanti (Fotowebnaz)

L'Italia post-populista

La 56esima edizione sulla situazione sociale del paese parte dal fatto che l'Italia è entrata in un'era post-populista: di fronte alla serie di crisi che viviamo in contemporanea - il Covid, la guerra, l'inflazione e la crisi energetica - emerge "una rinnovata domanda di prospettive certe di benessere" ma anche "istanze di equità non più liquidabili come aspettative irrealistiche fomentate da qualche leader politico demagogico". E non sembriamo vedere ancora 'la luce in fondo al tunnel': la quasi totalità (92,7%) degli italiani è ben convinta che la corsa dei prezzi durerà a lungo, il 76,4% pensa che le entrate familiari nel prossimo anno non aumenteranno, quasi il 70% pensa anzi che il proprio tenore di vita peggiorerà. Questo clima di pessimismo assoluto in ambito economico ha messo in un'altra luce i privilegi delle celebrità, della classe dirigente, dei 'ricchi', insomma. Cresce il malcontento per le diseguaglianze sociali, ma non si registrano fiammate conflittuali o intense mobilitazioni collettive: invece di attivarsi, gli italiani si chiudono. E come non scendono in piazza, non vanno nemmeno a votare: l'astensionismo elettorale registratosi quest'anno è il più ampio nella storia della Repubblica. 

Le nuove paure

Ormai l'84,5% degli italiani, in particolare i giovani e i laureati, ritiene che anche eventi geograficamente lontani possano cambiare le loro vite. Sei persone su 10 temono che possa scoppiare la Terza guerra mondiale, ma la maggioranza ha paura anche della bomba atomica e che l'Italia stessa entri in guerra. Oltre metà degli italiani, inoltre, teme di rimanere vittima di reati sebbene nell'ultimo decennio le denunce siano in calo del 25,4%, gli omicidi volontari siano diminuiti del 42,4%, così come le rapine (-48,2%) e le case svaligiate (-47,5%). Sono però aumentate, sempre dal 2012, le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%), oltre ai reati informatici.

Più poveri, più vecchi, meno studenti

Nel 2021 le famiglie in povertà assoluta sfiorano 2 milioni, pari al 7,5% del totale, aumentate di oltre un punto rispetto al 2019. In totale, in termini di individui si tratta di quasi 5,6 milioni. Gli over 65 sono il 23,8% della popolazione, +60% rispetto a trent'anni fa, e tra vent'anni si calcola che saranno il 33,7%. Il trend si riflette anche sulla scuola: le aule si svuotano sempre di più, mentre l'Italia mantiene il triste record dei Neet (chi non studia né lavora) in Europa. E ancora, sebbene gli alunni non italiani aumentino ogni anno, solo il 19,5% dei presidi ritiene il livello di integrazione del tutto soddisfacente: difficoltà linguistiche, scarso rendimento scolastico e l'abbandono precoce degli studi ne sono i sintomi. 

Competenze insufficienti

Per quanto riguarda le competenze degli adulti, in base allo European Skills Index l'Italia si posiziona all'ultimo posto, per il terzo anno di fila. L'indice elaborato da Cedefop rileva che la performance degli italiani è il 15,1% di quella ideale. Il nostro Paese si distingue per la totale difficoltà ad attivare le competenze di cui pure dispone (punteggio 1,7%), vista l'alta percentuale di giovani 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi e sono nella condizione di Neet. L'indicatore relativo all'incontro tra domanda e offerta di competenze (punteggio 31,0%) è condizionato dall'elevata quota di disoccupati di lunga durata, dall'elevata incidenza di occupati laureati con bassi salari e dalle quote di occupati sotto o sovraqualificati rispetto alla posizione occupazionale.