Terremoto Turchia e Siria, quei bambini più forti della morte. Al buio sotto le macerie

La piccola Gui ha resistito per 33 ore, due bimbi sono usciti dalla trappola dei detriti sulle loro gambe

Attaccati al cordone ombelicale, rannicchiati in un buco, in pigiama al freddo e al buio per giorni senza mangiare e senza bere. Però vivi. I bambini hanno i superpoteri, i miracoli li fanno loro. E sono le loro voci a salvare gli adulti fragili nel mondo che va a rotoli.

Terremoto Siria, la neonata trovata con il cordone ombelicale ancora attaccato alla madre
Terremoto Siria, la neonata trovata con il cordone ombelicale ancora attaccato alla madre

Ad Antakya, provincia turca dell’Hatay, la piccola Gul ha resistito per 33 ore sotto il palazzo di tre piani che ha travolto lei e la sua famiglia. Si è incuneata in una fessura, ha fatto tana ed è rimasta ad aspettare i soccorritori arrivati da Eskisehir: "Vieni, tutti ti stanno aspettando – hanno detto tirandola per i piedi. È come uno scivolo, piccolina". La scena del salvataggio è stata ripresa da un cellulare e ha regalato emozione e speranza a una nazione in lutto. Il record, un attimo prima, era di due bimbi di Malatia, sempre in Turchia, estratti dalle macerie a 12 ore dalla prima scossa: si sono allontanati dalla trappola di detriti sulle loro gambe, più in forma di chi li aveva cercati scavando a mani nude.

E quella piccola siriana di seconda elementare, a Salqin: quaranta ore all’inferno, occhi sbarrati davanti ai fotografi del Guardian, ma viva anche lei e in buone condizioni. Yigit Cakmak, 8 anni, è stato sepolto per 52 ore e quando è risorto ha trovato la mamma ad abbracciarlo. A Kahramanmaras una bambina di un anno e mezzo ha tenuto duro per 56 ore attaccata al seno materno. Si chiama Masal, che vuole dire "fiaba", e non bisogna aggiungere altro. O forse sì: i due fratellini di Idlib recuperati dopo 17 ore dal cratere di casa loro, con la grande che proteggeva il piccolo. La donna e i suoi tre figli tirati fuori dai resti di un palazzo a Nizip a distanza di 28 ore dal boato. Storie e immagini incredibili per chi considera i cuccioli degli uomini primizie delicate incapaci di sopravvivere senza la sciarpa. Il solo antidoto alla versione opposta del finale: la scena insostenibile della bimba morta avvolta in una coperta e messa sotto una tettoia per evitarle almeno la pioggia, il numero ancora incalcolabile di piccole vittime sorprese dal terremoto nei collegi o in ospedale. "Potrebbero essere migliaia – dice da Ginevra il portavoce dell’Unicef James Elder – sappiamo che decine di strutture educative e mediche sono state distrutte".

Il mondo ha trattenuto il fiato davanti alla fotografia della neonata siriana ancora attaccata al cordone della mamma che non conoscerà mai. Padre, madre, tre sorelle, due zii: la sua famiglia è stata cancellata a Jandairis, città vicina la confine turco, è lei è rimasta appesa alla vita appena cominciata, con la fronte e le dita blu per il freddo. La nascita sul palcoscenico della morte. "Sicuramente un miracolo – ammette Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia –. Il fatto di essere rimasta attaccata alla placenta le ha consentito di sopravvivere in condizioni estreme". E spiega che i neonati hanno numeri impensabili, una forza e una voglia di vivere eccezionali: "Lo vediamo ogni giorno anche noi con i prematuri. Nascono di pochi grammi e ce la fanno contro ogni aspettativa e ogni indicazione fisiologica. Non sono pronti alla vita fuori dall’utero, ma ce la fanno".

I guai, per i miracolati del terremoto, cominciano dopo. Tanti restano soli, tutti in Siria devono fare i conti con la guerra che dura da dodici anni, la fame, gli sfollamenti di massa. Sette milioni di bambini erano in bilico prima del disastro, 1,4 milioni sono stati coinvolti nel sisma. Filippo Ungaro di Save the children teme anche per i super eroi: "Hanno visto la loro casa crollare, si sono ritrovati sotto le macerie o hanno perso i genitori. È importante intervenire subito sul piano psicologico".