Mercoledì 24 Aprile 2024

Raid sul Libano Soldati italiani nei bunker

I nostri militari sono impegnati nella missione Onu. La visita del ministro Crosetto: "Evitare l’escalation".

Raid sul Libano  Soldati italiani   nei bunker

Raid sul Libano Soldati italiani nei bunker

di Beppe Boni

Lo spirito della missione e le regole d’ingaggio del contingente italiano dei caschi blu in Libano ufficialmente non cambiano anche se la tensione di questi giorni è schizzata al massimo livello con il rinnovato scambio di fuoco tra Israele e Hamas nel sud del Libano e nella Galilea settentrionale. Sono stati i bombardamenti reciproci più intensi degli ultimi dieci anni, anche se non si hanno notizie di morti. I razzi di Hamas (35 intercettati dal sistema di protezione di Tel Aviv) probabilmente lanciati anche ( ma non solo) dalle basi nascoste nei bananeti di Al Qulaila sono passati sopra la testa dei soldati italiani verso Israele che a sua volta pare abbia risposto con raid aerei sulla striscia di Gaza.

La missione Onu (Unifil) nella parte meridionale del Paese dei cedri ora a comando spagnolo, di cui fanno parte un migliaio di militari italiani, ha definito "molto preoccupante" l’impennata di violenza tra Israele e Libano verificatasi nelle ultime ore sullo sfondo della fiammata di tensione a Gerusalemme e Gaza. "La situazione è estremamente seria e Unifil invita ad evitare l’escalation", è scritto in un comunicato della missione citato dai media di Beirut.

I militari italiani, come prevede il protocollo di sicurezza, durante il Rocket attack, attacco missilistico di Hamas, si sono messi al riparo nei bunker delle proprie basi su ordine del comando. Anche alle pattuglie dislocate nel territorio è stato impartito l’ordine di mettersi al riparo nella prima base utile. L’esercito libanese sostiene intanto di aver individuato postazioni di lancio di razzi nei paesi di Zibqin e Qlaileh, nelle vicinanze del confine con Israele che però a sua volta accusa anche il governo di Beirut di non vigilare a sufficienza. L’aria è sempre più tesa da queste parti. Massima allerta dunque, sicurezza e controlli rinforzati nel contingente italiano composto da circa mille uomini e donne, 270 mezzi e 6 unità aeree, da febbraio sotto il comando del generale di Brigata dei paracadutisti della Folgore Roberto Vergori che guida anche il Settore Ovest di Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon). Qui i soldati italiani vigilano su 60 chilometri dei 120 della Linea blu, un’area che divide Israele dal Libano, dopo l’incursione bellica e il ritiro del 2000, solo in parte bonificata dagli ordigni e alla quale si accede attraverso percorsi segnalati e sicuri, già bonificati da ordigni.

"Il livello di allarme si è alzato e proprio per questo la missione Unifil di norma intensifica controlli e pattugliamenti", spiega il generale Carmelo Abisso, già portavoce della Missione Leonte 7 sempre in Libano . "ll comando italiano del settore ovest è come sempre dislocato a Shama dove ora ci sono i paracadutisti, mentre nella vicina Al Mansouri, fanno base i blindati del Savoia cavalleria (incardinato nella Folgore, ndr) utilizzati in pattuglia.

Gli italiani sono in Libano dal 1982 e da queste parti sono apprezzati per il loro approccio con la popolazione". "Certo c’è tensione – dice un ufficiale dal Libano – ma il nostro impegno di pattugliamento e di addestramento con le forze armate libanesi continua regolarmente". Non solo razzi e allarmi in Libano, ma anche qualche stretta di mano. Ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto ha incontrato il suo omologo libanese Maurice Sleem e poi il contingente militare italiano per gli auguri di Pasqua: "La capacità di dialogare e trovare strumenti di cooperazione inediti è il fiore all’occhiello delle nostre forze armate. A voi che collaborate per l’addestramento delle forze armate libanesi porto gli auguri di Buona Pasqua e il grazie dell’Italia". Applausi e onori militari, ma il confine del Libano, Gaza e Gerusalemme e la Cisgiordania, dove, fra l’altro, sono state uccise due israeliane, bruciano. Un vento impetuoso di violenza continua ad alimentare l’incendio fra Israele e palestinesi.