Mercoledì 24 Aprile 2024

Virginia Raggi assolta. "Spazzati via due anni di fango"

La sindaca è scoppiata in un pianto liberatorio e ha abbracciato i suoi legali. Il pm aveva chiesto 10 mesi

Virginia Raggi  all'uscita dal Tribunale dopo l'assoluzione (Ansa)

Virginia Raggi all'uscita dal Tribunale dopo l'assoluzione (Ansa)

Roma, 10 novembre 2018 - La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata assolta dall'accusa di falso "perché il fatto non costituisce reato". La sentenza è uscita alle 15.15. Alla lettura la prima cittadina di Roma è scoppiata in un pianto liberatorio e ha abbracciato tra gli applausi i suoi avvocati e il marito. Le sue prime parole: "Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti a testa alta per Roma, la mia amata città e per i nostri cittadini". In tempo reale appare su Twitter il cinguettio della sindaca: "Avanti a testa alta":

La sindaca ha stretto la mano al giudice Roberto Ranazzi e al pm Francesco dall'Olio. Poi ha commentato: "Umanamente è stata una prova durissima ma non ho mai mollato. Credo in quel che faccio; credo nel lavoro, nell'impegno costante, nel progetto che nel 2016 mi ha portato alla guida della città che amo follemente. Un progetto che finalmente può andare avanti con maggiore determinazione". 

"Questo sia un riscatto per tutti i romani"

E ancora: "Vorrei liberarmi in un solo momento del fango che hanno prodotto per screditarmi, delle accuse ingiuriose, dei sorrisetti falsi che mi hanno rivolto, delle allusioni, delle volgarità, degli attacchi personali che hanno colpito anche la mia famiglia. Vorrei, soprattutto, che questo fosse un riscatto per tutti i romani, di qualsiasi appartenenza politica, perché il loro sindaco ce la sta mettendo tutta per far risorgere la nostra città".  Nessun rancore, comunque: "Mi auguro che quanto accaduto a me possa divenire una occasione per riflettere il dibattito politico non deve trasformarsi in odio. Adesso vorrei che i cittadini, tutti, collaborassero alla rinascita di Roma. Rimbocchiamoci le maniche: da domani si torna al lavoro. Ancora più forti".

"Giornalisti, infimi sciacalli"

DI MAIO - A ruota è uscito il commento su Facebook del vicepremier e leader del M5D Luigi Di Maio: "Virginia Raggi è stata assolta. Due anni di attacchi alla Sindaca più massacrata di Italia. La magistratura ha fatto il suo dovere e la ringrazio, ha solo seguito quello che andava fatto d'ufficio", scrive postando una foto di loro due sorridenti seduti su un divano. E ne approfitta per attaccare la stampa: "Il peggio in questa vicenda lo hanno dato la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi". E ancora: "Presto faremo una legge sugli editori puri, per ora buon Malox a tutti!"

Contro i giornalisti si scaglia anche Alessandro Di Battista: "Oggi la verità giudiziaria ha dimostrato solo una cosa: che le uniche puttane qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà. Ma i colpevoli ci sono e vanno temuti. I colpevoli sono quei pennivendoli che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango con una violenza inaudita. Sono pennivendoli, soltanto pennivendoli, i giornalisti sono altra cosa", scrove su Facebook.

"Buona notizia, ora la giudichino i romani"

SALVINI - L'assoluzione della sindaca "è buona notizia", spiega il ministro dell'Interno e e vicepremier Matteo Salvini. "È giusto che i cittadini giudichino una amministrazione non in base alle indagini che finiscono in nulla come in questo caso ma in base alla qualità della vita. Quindi i romani giudicheranno l'amministrazione dei 5 Stelle in base a come è messa Roma. È giusto che non siano le sentenze e i magistrati a decidere chi governa e chi va a casa".

Il leader leghista prosegue: "Se c'era qualcuno che aspettava di vincere e di stappare spumante a colpi di sentenze... questo non è il Paese che mi piace". E ancora: "Se la sentenza è questa ci sono state indagini che sono costate parecchio, che evidentemente partivano da un fondamento nullo. Da cittadino italiano e da amico di Roma sono contento che non sia una sentenza a porre fine un'amministrazione. Sul fatto che a Roma si possa fare tanto di meglio e tanto di più ahimè questo sì'. Da ministro sto cercando di fare l'impossibile per migliorare la qualità della vita dei romani".

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LA PROCURA - "La procura di Roma farà ricorso in appello soltanto dopo la lettura delle motivazioni",  ha detto il pm Francesco Dall'Olio dopo la sentenza. Ieri il pm aveva chiesto una condanna a 10 mesi, mentre il vicepremier e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, non lascia spazio a un'alternativa. "Il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete".

Raggi era accusata di falso in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele, a capo del Dipartimento Turismo di Roma capitale. Il giudice monocratico Roberto Ranazzi ha deciso dopo 45 minuti di camera di consiglio.

IL BLOG - In attesa del verdetto, sul blog del M5s veniva pubblicato il regolamento etico del movimento e spiegato che "non esisteva alcun automatismo ma un meccanismo che comportava una valutazione caso per caso in caso di problemi giudiziari di candidati o eletti". Luigi Di Maio ha escluso modifiche al codice etico del Movimento a proposito del caso Raggi.

LA DIFESA: ASSOLVETELA -  La difesa della sindaca aveva chiesto "l'assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste". Secondo l'avvocato Pierfrancesco Bruno, uno dei tre del collegio difensivo della Raggi, "la procedura di nomina seguita dalla sindaca è stata perfetta e senza alcuna illegittimità".

"Non è un processo con prove dirette ma un processo indiziario", sottolinea Bruno che in merito alla richiesta dell'Anac sulla nomina di Renato Marra che ha portato alla nota di Raggi finita al centro del procedimento aggiunge: "Il quesito Anac sembra fatto apposta per confondere il destinatario (che era la responsabile Anticorruzione del Campidoglio ndr)". "Quel quesito - prosegue - avrebbe dovuto esser restituito con il timbro 'Non capisco'. Peraltro la sindaca non era contemplata nelle richieste di chiarimento e Turchi avrebbe anche potuto evitare di consultarla".

Per quanto riguarda la questione 'codice etico' che secondo la procura rappresenta il 'movente' della presunta bugia di Raggi, "è stato ricordato come tutti i sindaci indagati fino a quel momento fossero stati 'graziati', e si trattava in alcuni casi di abusi con pesanti implicazioni patrimoniali ". L'ipotesi che Raffaele Marra abbia avuto un ruolo nella scelta del fratello e che Raggi ne fosse a conoscenza, conclude, "è mera illazione e non giustifica il riconoscimento di una responsabilità penale".