Ragazza uccisa dal branco, gli esperti: ecco come si rieduca un cane killer

"Dalle Alpi al Sud è un fai da te. Armi improprie nelle mani di chi non sa maneggiarle"

Una foto della pineta di Satriano con i maremmani a custodia del gregge

Una foto della pineta di Satriano con i maremmani a custodia del gregge

Satriano, 29 agosto 2021 - Domani pomeriggio Soverato dirà addio a Simona Cavallaro, sbranata a vent’anni da un branco di maremmani e meticci che custodivano un gregge. È successo giovedì, nella pineta di  Satriano, sulle splendide montagne calabresi che si sono trasformate in una trappola mortale. Il corpo straziato è stato scoperto poco dopo le 16. Ma come si rieduca un cane killer? Roberto Marchesini, veterinario ed etologo, tra i massimi esperti di zooantropologia (la disciplina che studia la relazione tra l’essere umano e gli animali da una prospettiva non antropocentrica), sposta l'attenzione sull'uomo: "Questi cani hanno caratteristiche protettive  innate, istintive, nei confronti del gregge. Quindi è necessario che sia  sempre presente anche il pastore. Ora dovranno essere affidati a centri specializzati che sono in grado di garantire un intervento rieducativo. Ma insisto,  vanno affidati  a persone che li sanno gestire".

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Per Mauro Ferri, veterinario bolognese, “è un percorso complesso ma possibile. Però servono persone molto qualificate, di solida esperienza”. La formazione. Quella che invoca anche il toscano Duccio Berzi, ricercatore, presidente di Canislupus Italia, esperto di lupi e cani da guardiania. E non se la sente di definire tale il branco che ha fatto scempio della ragazza. Perché “loro prima avvisano, frapponendosi tra il gregge e il pericolo. Così la persona ha tempo di allontanarsi”. Invece Simona, ha svelato l’autopsia, è stata attaccata alle spalle. “Questa tragedia – suggerisce Berzi – credo possa essere l’occasione per spronare le amministrazioni, perché l’affidamento dei cani da guardiania dalle Alpi al meridione è fuori controllo. In sostanza c’è il fai da te. I lupi si moltiplicano, tanti  pastori improvvisano. Spesso non hanno gli strumenti per formare i cani, sono lasciati soli”. Sta dicendo che mettiamo un’arma impropria nelle mani di chi non sa maneggiarla? “Di fatto è così – riconosce il ricercatore –. Al Sud come al Nord, in zone   turistiche. I pastori prendono cani che poi possono diventare pericolosi”. Conferma Ferri: “Cani da pastore o cani da gregge non sono sinonimi di cani da guardiania. Questi ultimi sono abituati e formati a proteggere il gregge  e i pastori  devono usare una segnaletica sul comportamento corretto per evitare morsicature”.

Ferruccio Pilenga, istruttore che nell’88 ha creato Sics – la scuola italiana cani da salvataggio – è perplesso sulle possibilità di recupero vero di un animale che ha sbranato una persona. “Il problema fondamentale  è la forza del branco e il tipo di razza. Non so se siano rieducabili. E comunque per farlo bisogna essere molto preparati. Perché è come avere una pistola in casa”. Ricorda bene la coppia di pitbull che azzannò e uccise una bimba nel Bresciano, era il 2017, sotto gli occhi impotenti e inorriditi del nonno. "I Terranova e i Labrador  con cui andiamo negli ospedali sono docili - spiega -. I pitbull, i rottweiler e i maremmani sono cani da guardia. Ero in vacanza proprio a Soverato. Un giorno uno dei maremmani a custodia di un gregge si è spinto fino alla spiaggia. Avevo il mio Terranova vicino. Ho pensato, se si avvicina troppo scappo in acqua. Non mi sentivo tranquillo. Non mi sarei mai avvicinato".