Venerdì 19 Aprile 2024

Rafa Nadal e l’importanza dei propri limiti

Roberto

Pazzi

Il senso del limite

A cominciare dal tallone di Achille, l’unico punto vulnerabile, ci sarebbero tutti i classici elementi dell’eroe greco in lotta contro i propri limiti, nella vicenda del campione spagnolo di tennis Rafa Nadal, sconfitto dal canadese Shapovalov. La passione che cozza contro la ragione, la testa che combatte col dolore della carne, il senso del limite che gli fa chinare il capo e umilmente gettare la racchetta. Ercole, Teseo, Edipo, Ettore, sono figure della classicità che illustrano questi aspetti così umani della grandezza superomistica, completati dalla figura virgiliana del pio Enea, che china la testa alla volontà del fato. Raro un esempio di altrettanta lucidità della propria imperfezione nel mondo tutto maschile dei campioni sportivi, che nella nostra epoca dissacrata occupano un ruolo spesso di esorbitanza narcisistica e di spocchiosa arroganza. Assai più facile trovare nelle donne che gareggiano una simile autocoscienza che relativizza l’immagine e l’inossidabilità del vincente, accettando la fragilità della carne.

"Quando la testa mi dirà basta smetterò … Vivere è più importante del tennis". Sono affermazioni davvero inconsuete nell’Olimpo degli atleti coccolati dai media, pagati cifre da capogiro, lanciati in corsa contro sempre nuove sfide, per una china che spesso non reggono, come è accaduto al grande Pantani. Una simile coraggiosa accettazione della propria natura illumina questo sportivo di una nobiltà non inferiore a quella della vittoria. All’ingresso della Villa dei mostri di Bomarzo, vicino a Viterbo, si trova una scritta con parole attribuite a Seneca che arieggiano il famoso conosci te stesso socratico: "Vince te ipsum, vive tibi ipsi, eris felix, vinci te stesso, vivi per te stesso, così sarai felice". Di questa sapienza così inattuale ci parla la vicenda di Rafa Nadal con la sua capacità d’innalzare lo sguardo oltre la vittoria.