Vola la raccolta differenziata. Ma senza impianti è (quasi) inutile

Gli italiani si dimostrano sempre più virtuosi. E l’Ispra denuncia: "Al Sud mancano le strutture". Così il 13% dei rifiuti selezionati torna nel ciclo dell’indifferenziata o viene spedito all’estero

Raccolta differenziata

Raccolta differenziata

Roma, 11 dicembre 2019 - Agli italiani piace la raccolta differenziata, ma senza gli impianti necessari nel centro-sud, e un adeguato mercato delle materie prime seconde, si rischiano di vanificare i passi in avanti. 

Il quadro fatto dal rapporto rifiuti urbani di Ispra è esaustivo. E disegna un mondo assai diverso da quello di 10 anni fa quando la raccolta differenziata era al 35,3% mentre oltre ora veleggia poco sopra il 58%. Il 23% in più.

Produciamo più rifiuti (+2%, 30,2 milioni di tonnellate), ma questo dato non positivo è bilanciato da più raccolta differenziata (+2,6%) e più riciclaggio (oggi siamo al 45,2% del totale dei rifiuti urbani). Bene la raccolta imballaggi, incoraggianti i segnali che vengono dal Sud, ma il rapporto rifiuti 2018 di Ispra segnala anche c’è un problema: quello degli impianti, che oggi sono 646, ma dei quali ben 353 sono al Nord. "Gli impianti sono mal distribuiti – osserva Alessandro Bratti, direttore generale Ispra – e specie in alcune regioni, penso a Lazio e Campania, c’è un deficit al quale si ovvia portando i rifiuti in altre regioni o all’estero (dove finisce l’1,5% del totale). Servono impianti di compostaggio, dato che la frazione organica è la grande maggioranza del rifiuto urbano, poi abbiamo bisogno di impianti di selezione e trattamento più moderni, va introdotto il nuovo concetto di riciclo chimico soprattutto per la plastica e poi, in alcune regioni, serve anche qualche inceneritore, per chiudere il ciclo. Non molti, ma in alcune zone, servono". "Se non ci si dota degli impianti che servono – prosegue Bratti – il rischio è che il comportamento virtuoso dei cittadini venga vanificato". "Oltre a lavorare sugli impianti – prosegue Bratti – c’è poi un altro tema importante. Se spingi molto, come è giusto, su raccolta differenziata e riciclaggio bisogna poi che questo materiale abbia un mercato. Il rischio è che non ci sia un mercato e il materiale raccolto venga stipato in qualche capannone e poi questo capannone, come è successo troppe volte in questi mesi, poi prenda fuoco". E da ex presidente della commissione d’inchiesta sui rifiuti, Bratti sa bene quello di cui parla. "La cosa peggiore che si possa fare – sottolinea il direttore dell’Ispra – è incoraggiare un’attività a monte e poi non avere un serbatoio a valle. Per questo servono una regolamentazione che favorisca il materiale riciclato, e lavorare molto sui criteri ambientali minimi, in primis negli appalti pubblici, richiedendo sempre più materiale riciclato".

La necessità di impianti è stata sottolineata anche da Stefano Laporta, presidente dell’Ispra: "È necessario dotarsi di un’impiantistica, a basso impatto ambientale, che consenta effettivamente di trattare le quantità che si raccolgono in maniera differenziata e di poterle riciclare e rimettere sul mercato". 

"I dati Ispra – sottolinea il presidente Fise Assoambiente, Chicco Testa – confermano l’urgenza di una strategia nazionale chiara e coerente sui rifiuti, per mettere in sicurezza tutte le filiere del riciclo con gli impianti necessari e per superare il deficit impiantistico".