Nuovo presidente della Repubblica, ora tirano per la giacca Mattarella

La maggioranza dei senatori 5 Stelle e parte del Pd rilanciano per il bis. Ma il presidente non ha intenzione di prolungare il mandato

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Dire)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Dire)

Essendo evidente che nulla ci verrà risparmiato, arriva anche la notizia dell’auto-candidatura della cantante Gianna Nannini. Con un video postato sui suoi social, la rocker senese si candida "ufficialmente" a presidente della Repubblica. Il motivo sarebbe serio (l’opportunità di mandare al Colle una donna), ma l’effetto è straniante.

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Tornando alle cose serie, o presunte tali, c’è il ritorno di fiamma del bis di Mattarella causa impasse dei partiti sul possibile successore. A sorpresa, la maggioranza dei senatori del M5s lo ha chiesto a gran voce. Ieri, surfando sull’onda, anche un gruppo di deputati del Pd (Orfini, Giovani turchi, Ceccanti e Romano, Base riformista, ecc.) ha rilanciato il bis e ha addirittura proposto di cominciare a votare Mattarella subito, il 24 gennaio, al primo scrutinio, sperando di rieleggerlo "a sua insaputa". Il che sarebbe clamoroso, oltre che molto poco rispettoso. Le iniziative di senatori M5S e deputati dem hanno, però, ovviamente, subito “irritato“ il Colle: Mattarella non può certo essere usato, né tantomeno farsi usare, come candidato di bandiera per contrastare altri candidati non graditi (Berlusconi e Draghi). E se è chiaro che un Mattarella bis risolverebbe molti problemi, resta che Mattarella ha detto più volte "no e ancora no".

Il problema, anche in questo caso e tanto per cambiare, deriva dal caos che regna nei 5Stelle. Una riunione ad hoc sul Quirinale è prevista all’inizio della prossima settimana, il 12 gennaio, ma nel frattempo parlano le fazioni in campo. Senza nomi, o con troppi nomi (Mattarella bis, Draghi, donna, "magari di centrodestra", ecc) e senza metodo, il trasloco di Draghi al Quirinale piace ai “dimaiani“, ma i “contiani“ lo avversano.

Come l’ala sinistra del Pd (Orlando, Provenzano, Bettini), che ieri ha parlato con Antonio Misiani all’Aria che tira su La 7 ("Draghi è meglio che resti dov’è per completare il Pnrr e spingere la Ue a cambiare il patto di stabilità"). In ogni caso, i gruppi parlamentari 5s chiedono a Conte di essere "coinvolti nelle decisioni" e Conte dovrà farlo. "Non è questo il momento di fare nomi – li prega Conte –. Io stesso, che pure ho già avuto vari incontri con i leader ed esponenti delle varie forze politiche, a partire dal centrosinistra, non ho fatto nomi. Sarebbe prematuro, al limite ci sono profili. L’importante è decidere tutti insieme e restare uniti. Siamo il partito di maggioranza relativa: evitiamo di dare l’immagine di un M5s spaccato". Facile a dirsi, meno a farsi.

Di sicuro si allarga il fronte che vuole spedire al Colle Draghi, ormai arci-stufo di mediare, in Consiglio dei ministri, le liti tra i partiti, composto dai ministri a lui più vicini (Giorgetti), che puntano a sostituirlo (Di Maio, Franceschini), da alcuni leader di partiti assai diversi tra di loro (da Letta a Renzi).

Ma il punto è il centrodestra, ufficialmente fermo alla candidatura di Berlusconi, oltre che diviso sulle sorti del futuro esecutivo, sia che ne prenda le redini un tecnico (Franco o Cartabia) sia un politico (Di Maio, se toccasse a un 5s, o Franceschini, nel caso del Pd). Sempre che Lega e FI ci restino, poi, al governo.