Mercoledì 24 Aprile 2024

Qui Lampedusa "Troppa distanza? Conta salvare le vite"

LAMPEDUSA (Agrigento)

Dalla frontiera europea di Lampedusa, la nuova strategia italiana sui migranti sembra ragionevole. "È un’operazione da condividere quella di redistribuire i profughi sbarcati verso altri porti, allentando così la pressione che c’è sugli approdi siciliani e calabresi, a partire dalla mia isola che da 25 anni subisce una sollecitazione che scardina ogni equilibrio sociale". A parlare è Filippo Mannino, 40 anni, sindaco di Lampedusa, il Comune più a sud d’Italia, eletto lo scorso giugno con una lista civica che contestava proprio la politica di accoglienza dei migranti da parte dei sindaci precedenti. "Non è immaginabile che da soli possiamo fronteggiare sbarchi che lo scorso anno hanno raggiunto le 100mila unità, l’80% è passato per Lampedusa. In questi ultimi due giorni c’è mare grosso e non arriva nessuno, ma se il ritmo è quello della prima settimana dell’anno supereremo i 200mila. Allora era necessaria e urgente una condivisione con le altre città italiane…".

Alcune delle quali si lamentano della decisione assunta dal governo.

"Noi non ci siamo lamentati per una situazione che va avanti da 25 anni e che ha trasformato la mia isola, che conta 6mila residenti, in un centro che ne tiene 20mila con contraccolpi severi sui servizi, logistica e qualità della vita di tutti, lampedusani e migranti".

Anche le Ong non sembrano così felici di dover risalire lo Stivale.

"Se l’obiettivo primario resta quello di salvare le persone, ritengo che sia secondario il problema della distanza. Io credo che le Ong debbano mettersi anche nei panni dei Comuni e dei territori che ricevono queste persone".

Come è la situazione oggi nell’hotspot di Lampedusa?

"Nonostante da due giorni non ci siano arrivi per le condizioni del mare, ci sono 900 migranti accolti a fronte di una capienza di 400. Numeri stratosferici anche in pieno inverno con una media di 3-400 al giorno".

Oltre a trovare altri porti sicuri, cosa bisogna fare?

"Proporrei di tornare alle navi-quarantena utilizzate in pandemia. Una spola che, se continuano questi numeri, alleggerirebbe la pressione su Lampedusa e i porti siciliani".

Traspare un certo pessimismo sulla riduzione degli sbarchi.

"Si sono aperte le rotte con la Tunisia, nelle ultime settimane sono state tante le partenze da Sfax o Zarzis, con barchini stracolmi. Arrivi senza soluzione di continuità che potrebbero diventare una valanga".

Nino Femiani