Giovedì 18 Aprile 2024

Questa estate è un po' cafona. Meglio non prenderla sul serio

Il caso della ragazza a cavallo sulla statua di Camilleri

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No, non è proprio un inno alla raffinatezza. Ci riferiamo alla foto della ragazza bionda che, coi suoi pantaloncini neri corti corti e stivali al ginocchio, si fa fotografare a cavallo della statua di Andrea Camilleri. Inoltre, attacca la sua borsa al braccio dello scrittore. Il tutto in una torrida notte d’estate ad Agrigento, nella, come si dice, centralissima via Atenea. Si scatena l’indignazione. Il sindaco della città siciliana, Lillo Firetto: "La giovane ritratta nella foto deve chiedere scusa ad Agrigento, alla famiglia Camilleri e allo scultore". Punto, punto e virgola e punto. S’arrabbia (dolce eufemismo) anche il presidente di Confcommercio Sicilia, Francesco Picarella: "Indegne evoluzioni". E poi, manco a dirlo, la bufera si sposta sui social. Chi (dolce eufemismo) piglia a male parole la ragazza. Chi la butta in politica: "Il vero danno lo fanno nella cabina elettorale" (che c’azzecca? Dettagli). Chi ne fa una questione estetica: "Con gli stivali d’agosto?!" (meglio scalza, insomma). Chi ammette: "Io sarei stato volentieri al posto di quella statua".

Baruffe di un agosto italiano un po’ così che fanno immaginare altre 'attenzioni' a statue illustri. Prendiamo quella di Ernest Hemingway a L’Avana. Nello storico ristorante specializzato in (micidiali) cocktail tra Calle Obispo e Calle Monserrate, El Floridita, c’è una statua del grande scrittore americano. Bene, magari senza arrampicarsi sulle spalle, ci si potrebbe sedere davanti, alzare il bicchiere e chiedere al vecchio Ernest: "Ma è vero che quando si scrive un romanzo mai si deve avere alcol accanto come dicevi te?".

Oppure fare un salto a Lisbona e sedersi sulla sedia vuota accanto al tavolino ove siede Fernando Pessoa e presentarsi. Ma non col proprio nome, bensì con un eteronimo o, se volete mantenere una vostra identità, con uno pseudonimo. Raccontargli chi siete nella finzione letteraria e vedete se vi crede.

Ancora. A Porto Empedocle, sempre nell’agrigentino, paese natale di Camilleri, c’è una statua molto letteraria. E sapete perché? Perché il commissario Montalbano è raffigurato con capelli e baffi. Come nei romanzi. Non come nei film, dove abbiamo un Luca Zingaretti senza un pelo in testa. Differenza riproposta, con logica pirandelliana, in quello che è il ’the end’ della saga che ora spopola nelle librerie: Riccardino. Si potrebbe chiedere al commissario qualche particolare in più sul conflitto tra il fisico dell’eroe dei romanzi e la quello delle fiction tv.

Insomma, in questa estate di paure diffuse, la letteratura ci potrebbe salvare. E allora non prendiamo troppo sul serio la biondona cafonal. Delle due l’una. O mettiamo un cartello, come suggerisce la satira agrigentina ("Vietato ACCAVARCARE sulle statue") oppure guardiamo bene il Maestro: sorride, sornione. Che, ormai cieco, amava ripetere: "La cosa che più mi manca nella vista è la bellezza femminile...".