Venerdì 11 Luglio 2025
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Quelli che protestano. Settimane sulle barricate. Ultimo blitz a San Marco

L’evento ha scatenato l’indignazione di una parte dell’opinione pubblica. Il consigliere Martini: alla fine il sindaco Brugnaro non è stato neanche invitato.

L’evento ha scatenato l’indignazione di una parte dell’opinione pubblica. Il consigliere Martini: alla fine il sindaco Brugnaro non è stato neanche invitato.

L’evento ha scatenato l’indignazione di una parte dell’opinione pubblica. Il consigliere Martini: alla fine il sindaco Brugnaro non è stato neanche invitato.

Settimane di proteste contro le nozze di uno degli uomini più ricchi al mondo alla fine si riducono a fargli i conti in tasca. Gli ultimi manifesti apparsi in città ritraggono il multimiliardario fondatore di Amazon con la scritta: "Nel tempo che impieghi a leggere questo messaggio, la ricchezza di Jeff Bezos è aumentata più del tuo stipendio mensile". Tassare i milionari, tartassarli, invocare la giustizia divina e considerare un temporale la sua lampante manifestazione. Una patina neanche troppo sottile di invidia sociale è andata a spalmarsi su quella che potrebbe essere una nobile crociata a favore di un luogo magico a rischio di estinzione. E i gruppi ambientalisti carichi più che altro di fantasia hanno trascinato nelle polemiche i residenti, convinti alla fine che quelle nozze sopra le righe (non le prime, non le ultime) siano il simbolo dei mali della città. Odiare Jeff Bezos, incarnazione dell’avidità corporativa americana, è facile in ogni parte del mondo. Alla sua azienda è stata appiccicata l’etichetta di azienda immorale per lo sfruttamento dei lavoratori pilotati dagli algoritmi, le pratiche fiscali, l’assassinio della concorrenza.

A un uomo così non si può augurare un matrimonio felice, bisogna maledirlo scrivendo con il laser sui campanili "Fks Bzs", il codice fiscale dell’indignazione. A San Marco con mezza Hollywood sbarca anche Robin Hood e promette agguati, poi c’è chi sta a marinare nel sarcasmo come il consigliere comunale di opposizione Giovanni Martini, che almeno si gode quella che chiama la grande sconfitta di Luigi Brugnaro, il sindaco, alle prese con un grave problema di immagine: "Avere messo la città al servizio di Bezos e non essere stato nemmeno invitato al suo matrimonio. Non riuscire con tutta probabilità ad avere una foto a fianco del plurimiliardario". Per l’esponente dell’opposizione è successo "esattamente quello che temevano e cioè la città al sevizio del potente". Con lo scandalo della zona attorno alla chiesa della Madonna dell’Orto interdetta ai cittadini e "l’enorme schieramento di forze dell’ordine pagate dallo Stato, cioè da noi".

Siamo sempre lì, i soldi. I nostri, i suoi. Soldi sui quali si è scagliata con veemenza da centro sociale anche Ilaria Salis: "Bezos è oscenamente ricco – ha scritto l’eurodeputata –, detentore di una fortuna che una persona comune fatica persino a immaginare. È uno dei più potenti oligarchi all’immonda corte di Trump. Credeva di poter affittare l’intero centro storico di Venezia per sé e per i suoi amichetti milionari trasformandolo nella sua personale Disneyland. Dando per scontato che, in cambio di qualche briciola, chiunque fosse pronto a servirlo".

La briciola sono tre milioni di euro, la permanenza della corte uno spot per la città che non è costato un centesimo e sta facendo il giro del mondo. Lo ammette, la signora Salis, che Venezia rimanda a ben altro: "Questa è una lotta di classe contro la super élite capitalistica. Una battaglia culturale per affermare che gli interessi del popolo devono prevalere su quelli dei padroni". A considerare giusta la protesta contro Bezos è anche l’architetto Leonora Carrano, ma con altri toni. Scrive sul suo blog che ciò che infiamma in questi giorni la Laguna è un malessere profondo e diffuso comune a tutte le città, trasformate in spazi della negazione". Ogni gesto spontaneo è sospetto, ogni presenza non commerciale un intralcio. Non si gioca, non si sosta, ogni piazza subisce un esproprio temporaneo. E il decoro è sempre questione di portafoglio. Non disturba l’albero di Natale 2024 firmato Bulgari, kitsch da centro commerciale piantato a Roma sulla scalinata di Trinità dei Monti, ma il turista afflosciato sui gradini sì.

Viviana Ponchia