Giovedì 18 Aprile 2024

Quelli che... non riescono ad accettare la fine

Sportivi, politici, registi: un esercito di ’mostri sacri’ per i quali il ritiro diventa un incubo. Da Totti a Woody Allen, così dividono i fan

Migration

di Alessandro Belardetti

"Valentino è stato un genio, un marziano, però ora è tornato sulla terra e non si devono trovare più tante scuse, adesso basta. Ha sempre corso per vincere, ma ora corre per arrivare". Parole come pietre, scolpite dall’ex campione del mondo della 500, Marco Lucchinelli, e lanciate verso la leggenda del motociclismo, Valentino Rossi. L’arte di uscire di scena richiede coraggio, maturità e genialità: una carriera rischia di sbiadire o di venire segnata in modo determinante se si sceglie di far calare il sipario nel momento sbagliato. La star di Hollywood Jane Fonda, 83 anni, entra nel cast di un film che verrà realizzato il prossimo anno; il 90enne Clint Eastwood non ha alcuna intenzione di smettere; l’ex premier Dc, Ciriaco De Mita, a 93 anni sindaco della sua Nusco: dal set alla poltrona, quanto è dura smettere.

In questi giorni è uscita su Sky la serie tv Speravo de morì prima incentrata sugli ultimi campionati di Francesco Totti, il re di Roma, con la maglia giallorossa. Probabilmente quello del capitano è l’esempio più lampante di addio turbolento: per almeno due stagioni, tra il 2015 e il 2017, l’Italia sportiva non ha fatto che parlare d’altro. E le fazioni erano da cardiopalma: 50% a favore del ritiro del Pupone (dunque dalla parte del tecnico Spalletti) e l’altra metà del Belpaese innamorata follemente delle sue gesta, tanto da alzare barricate per vederlo ancora indossare la casacca della Lupa.

L’85enne Woody Allen ha scelto di macinare film su film, oltre uno all’anno, e non vuole saperne di smettere pur ricevendo critiche impietose. Quentin Tarantino, al contrario, ha deciso di uscire di scena da campione: "Grazie a tutti, è stato bello, ma farò altro". E gli appassionati a strapparsi le vesti pensando di non poter assaporare più capolavori come Le Iene o Pulp Fiction. Lo scrittore americano Philip Roth nove anni fa sconvolse il mondo annunciando "di averne abbastanza coi libri": quello era il momento clou, un timing perfetto per creare ansia e disperazione nel pubblico, colto dal fulmine a ciel sereno. Un mostro sacro come Robert De Niro, 77 anni, non vuole saperne di lasciare il grande schermo. Uomini, donne, ragazzi, ragazze, nonni, nonne: chiunque ha un’opinione sul ritiro di Valentino Rossi o Francesco Totti o Roger Federer, quella dell’ultimo ballo di una leggenda è una questione ancestrale, un tema troppo popolare per non schierarsi. In ogni bar e in ogni tavolata pasquale si è parlato del Dottore, che non vince ormai da un secolo, o della fine trascinata di Totti, con la città eterna spaccata in due, oppure del miglior tennista della Storia che però ora ha 40 anni. La ragione contro il cuore, il romanticismo contro gli affari, la paura contro il coraggio, la routine contro la nuova vita. Un esercito di sportivi, politici, attori, registi, scrittori ha inscenato capricci durante l’ultimo atto, lasciando ai propri fan l’amaro in bocca: ma perché continuare imperterriti pur sapendo che il fisico, la testa, la mentalità non sono più al passo coi tempi? Tornando al 42enne Rossi, la replica a Lucchinelli è stata rabbiosa: "... Siamo stati molto amici noi e tutte le volte che lo vedo è super gentile con me, vorrei dire che mi lecca il c... ma magari questo è un brutto modo per dirlo...".

I risultati parlano chiaro, ma ovviamente il declino è troppo difficile da accettare. Bisogna saper perdere, essere pronti al fallimento, difendersi elegantemente dagli attacchi. La vera domanda da porsi è: cosa ho ancora da dare? Una volta Michael Jordan rivelò: "Quando non migliorerò più, ecco, quello sarà il giorno in cui smetterò di giocare a basket". E Mj è stato un premio Oscar del ritiro: il primo nel 1995, all’apice del successo quando chiunque aveva ancora l’acquolina in bocca per le sue prodezze. Poi, il ritorno e di nuovo le vittorie in fila. Infine, un nuovo addio nel 1999 e l’ultimo come back nel 2001. Tanto per dare l’idea di quanto conti alzarsi dal tavolo con ancora appetito.