Giovedì 18 Aprile 2024

Quella sedia vuota: sfida ai pm Diserta il processo sulle stragi

Messina Denaro (ergastolo in primo grado) si giustifica: devo fare la chemio. Ma la terapia poi salta. Udienza rinviata al 9 marzo. Il magistrato: "Sarebbe gradita la sua presenza, soprattutto se non fosse muta"

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Certi silenzi fanno più rumore di mille parole. Fin dal momento del suo arresto, Matteo Messina Denaro non ha derogato alla vecchia regola omertosa secondo cui la miglior parola è quella che non si dice. Lui di parole in questi giorni pare averne dette veramente poche, se non per ribadire, appunto, che non intende parlare. Il silenzio è ancora più rumoroso quando si accompagna all’assenza ostentata. "L’imputato Messina Denaro Matteo ha rinunciato a presenziare all’udienza", scandisce alle 10.43 il cancelliere del carcere di massima sicurezza dell’Aquila. Il superboss ha scelto di lasciare vuota la stanza che sarà la sua nuova residenza dopo covi, bunker e rifugi da latitante. Una sedia vuota in videocollegamento, un gesto di plateale sfida a chi l’ha arrestato e vuole finalmente metterlo alla sbarra. La sedia di MMD è rimasta infatti vuota durante l’udienza del processo d’appello di Caltanissetta in cui il padrino di Castelvetrano è imputato come mandante delle stragi del 1992.

Se è vero, come diceva del suo assistito Tano Badalamenti l’avvocato Larry Schoenbach, "ci sono solo tre cose sicure: la morte, le tasse e il silenzio del boss", allora era difficile aspettarsi da Messina Denaro una scelta diversa. Certo, la motivazione ufficiale è che il boss era impegnato nella seduta di chemioterapia saltata proprio lunedì, al momento della cattura alla clinica La Maddalena di Palermo. Incidentalmente: la chemio è slittata pure ieri, perché il boss ha chiesto un ulteriore intervento del medico. Certo, l’avvocato d’ufficio Salvatore Baglio (che già ha seguito il primo grado nel quale il boss era stato condannato all’ergastolo) ha chiesto la concessione di un termine a difesa – il tempo per prendere cognizione degli atti e informarsi sui fatti – perché la notifica dell’ordinanza cautelare e la nomina dell’avvocato di fiducia sono avvenute solo ieri. Baglio è stato delegato da Lorenza Guttadauro, la nipote-avvocata designata dal boss come legale. Morale: la difesa ha ottenuto il rinvio e la prossima udienza è fissata per il 9 marzo, ancora in videocollegamento. "Sarebbe ben gradita la sua presenza, soprattutto se non fosse muta ma parlante", commenta Antonino Patti, procuratore generale di Caltanissetta.

La speranza della procura è che Messina Denaro possa fare luce sulle stragi del 1992, i depistaggi e le presunte trattative. Il processo è quello che Caltanissetta ha avviato dal 2016 proprio a carico del capomandamento di Castelvetrano (già condannato in altro processo per le stragi del 1993 a Roma, Milano e Firenze). Il pg Patti ricorda che nel 2020 è stato dichiarato colpevole in primo grado di essere uno dei principali fiancheggiatori di Totò Riina, come dimostra anche il "capitolo interessante sulla missione romana".

Nel 1992 il boss sarebbe stato infatti inviato a Roma da Riina per uccidere Falcone, salvo poi essere richiamato perché il capo dei capi aveva deciso di cambiare la modalità dell’omicidio. In quella stessa trasferta, il gruppo di fuoco di MMD aveva tra i suoi obiettivi anche Maurizio Costanzo e l’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli. I kalashnikov e le pistole per quegli agguati, poi annullati, li avrebbe procurati direttamente Messina Denaro. Secondo altre rivelazioni di collaboratori di giustizia, lo stesso boss avrebbe progettato nel 1991 di uccidere con un’autobomba Paolo Borsellino, allora procuratore di Marsala, perché disturbava gli interessi di Cosa Nostra nel Trapanese. Non se ne fece nulla, perché i boss marsalesi avrebbero rifiutato di mettere in pratica un attentato con "modalità eclatanti": Riina li fece uccidere. Pochi mesi dopo ci sarebbe stata via D’Amelio. Ieri, giorno dell’udienza, Paolo Borsellino avrebbe compiuto 83 anni.

Giorgio Caccamo