Quella foto di due fratelli bruciati vivi Primavalle orrore degli anni di piombo

Ieri è scomparso il militante di Potere Operaio autore del rogo a Roma alla casa del segretario del Msi nel 1973

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di Gabriele Moroni

Figure che hanno segnato un’epoca e che quando scompaiono fanno squadernare il libro di odio di un passato violento, forse rimosso ma incancellabile. È così per la scomparsa di Achille Lollo, morto a 70 anni nell’ospedale di Bracciano. Era l’unico arrestato per il rogo di Primavalle. Con Marino Clavo e Manlio Grillo, come lui militanti di Potere Operaio, poi rifugiati nella latitanza, la notte fra il 15 e il 16 aprile del 1973, a Roma, diede fuoco alla porta dell’appartamento di Mario Mattei, segretario della sezione "Giarabub" del Movimento sociale. Morirono due dei sei figli di Mattei, Stefano e Virgilio, di 8 e 22 anni.

Dopo l’assoluzione per insufficienza di prove in primo grado, i tre furono condannati in appello a diciotto anni di reclusione per duplice omicidio colposo e incendio doloso, uso di esplosivo e materiale incendiario. Dopo la sentenza di secondo grado, Lollo fuggì in Brasile. Dopo la prescrizione della condanna, nel gennaio del 2005, era tornato a vivere in Italia. Ci sono immagini che non solo fotografano ma imprigionano, racchiudono un’epoca e ne diventano il tragico simbolo. Per gli anni Settanta, a Milano, le fotografie dello sparatore mascherato in via de Amicis e i volti straniti dei feriti nell’attentato alla questura. Il dolore incredulo dell’uomo che si porta la mano alla fronte, come a scacciare ciò che ha sotto gli occhi, in piazza della Loggia a Brescia. Violenza che esplode incontrollabile, tingendosi ora di rosso, ora di nero. Per alcuni, figli di padri celebri, di una borghesia ricca e affermata oppure di una imprenditoria rampante, quello della violenza politica è insieme intossicazione ideologica, un nuovo gioco di società, una sfida alla noia da parte chi ha tutto e si accorge di non avere nulla. Un sogno malato che accomuna lo sprangatore romano al picchiatore milanese che in piazza San Babila dà la caccia a chi osa girare con l’eskimo. Fino al cozzo, violento e inevitabile, spesso mortale dei due estremismi. Immagini. Un "album di famiglia" (come lo definì a suo tempo Rossana Rossanda) che è inutile nascondere in soffitta perché si finisce sempre per ritrovarlo. Il volto già annerito di un ragazzo appoggiato al davanzale di una finestra per invocare aiuto. È quello di Virgilio Mattei. Sotto, la gente assiste a quella morte in diretta, mentre l’appartamento viene divorato dalle fiamme.

È nella notte che Roma pare trovare le sole ore di tranquillità. Uno scoppio, le fiamme. I tre di Potere Operaio (Potop si semplificava allora) vogliono intimidire, minacciare il netturbino Mario Mattei, segretario della sezione missina. I tre si introducono nel condominio popolare di via Bernardo da Bibbiena, a Primavalle. Mattei abita al terzo piano con la moglie Anna Maria e i sei figli. Le tre di notte. Nel tentativo di dare fuoco all’uscio di casa, vengono versati cinque litri di benzina sotto l’ingresso. L’innesco è rudimentale. Uno scoppio. In pochi minuti le fiamme divampano in tutto l’appartamento. Mario Mattei si salva gettandosi dal balcone. La moglie e i figli più piccoli, Antonella, di 9 anni, e Giampaolo, che di anni ne ha solo 3, riescono a fuggire dall’ingresso prima che il fuoco formi una barriera invalicabile.

La figlia Lucia si cala dal balconcino e si butta da lì, con il padre che riesce ad afferrarla al volo. Silvia, 19 anni, si butta dalla veranda della cucina, batte la testa sulla ringhiera del secondo piano, finisce sul marciapiede del cortile, con costole e vertebre fratturate. Virgilio ha 22 anni. Condivide le idee politiche del padre. Milita nel corpo paramilitare dei Volontari Nazionali. Stefano ha 8 anni. Virgilio e Stefano sono prigionieri. Stefano abbraccia il fratellino che perde le forze, Stefano non smette di stringerlo. Virgilio guarda verso il basso come se sperasse che dalla strada salisse un aiuto. Bruciati vivi. I soccorritori trovano i due corpi carbonizzati, avvinghiati in quell’ultimo abbraccio. Rogo di Primavalle. Ferita in fondo mai rimarginata. Inchieste e tentativi di depistaggio. La discesa in campo di molti intellettuali a favore dei tre indagati. I processi. Gli anni Settanta sono stati anche questo.