Venerdì 19 Aprile 2024

"Quella carta su Ronaldo non deve esistere"

Le intercettazioni dei dirigenti, ci sarebbe un documento ’segreto’ sul contratto e gli stipendi arretrati del campione portoghese

Migration

di Massimiliano Crosato

Sulle plusvalenze sospette per mascherare la reale situazione finanziaria della Juventus ieri i pm torinesi hanno sentito per tutto il giorno, come persona informata dei fatti, Federico Cherubini, che a giugno ha sostituito nel ruolo l’ex ds Fabio Paratici, sospettato di essere l’artefice del sistema, seppur con i vertici societari "consapevoli" di quanto accadeva. A tal punto che ci sono delle intercettazioni captate dagli investigartori della Guardia di Finanza che testimonierebbero, secondo i pm, quanto la situazione della Juve fosse finanziariamente critica.

Secondo quanto trapelato, alcuni dirigenti parlando tra di loro, – ma non si sa chi con chi – descrivono la Juve come una "macchina ingolfata", ammettendo che la situazione che si è creata "non è solo il Covid, questo lo sappiamo bene". Il punto sarebbero "gli investimenti oltre le previsioni di budget" o "i costi connessi ad acquisti e stipendi scriteriati" come forse fu nel caso di Cristiano Ronaldo. Oppure, come ammettevano ai piani alti: "Gli ammortamenti e tutta la m**** che sta sotto e non si può dire". Ed ecco, sempre nelle intercettazioni, la soluzione: "Dovevi fà le plusvalenze e facevi le plusvalenze", conversazione probabilmente riferibile all’ex direttore sportivo Paratici, ora al Tottenham. Ma la Procura ha acceso un faro sui rapporti fra la Juve e Cristiano Ronaldo, arrivato nell’estate del 2018. Uno degli intercettati infatti si è lasciato sfuggire un commento su una "carta famosa che teoricamente non deve esistere" e le fiamme gialle stanno cercando quella che sembra una scrittura privata dove – è questa l’ipotesi degli inquirenti – ci sono dei dettagli sul suo contratto e sulle retribuzioni arretrate del campipone portoghese oggi al Manchester United. Inoltre, si sta cercando anche un altro documento sulla presunta esistenza di "un obbligo non federale" a carico dell’Atalanta nell’ambito dei trasferimenti di Demiral e Romero.

Per i magistrati piemontesi siamo di fronte a una "gestione malsana", che ha caratterizzato la contabilità della società, peraltro quotata in Borsa. I fondi, secondo i pm, hanno determinato ricavi fittizi in grado di camuffare le ultime tre perdite di esercizio: 39 milioni anziché 171 nel 2019, 89 milioni anziché 209 nel 2000, 209 milioni anziché 240 nel 2021.