Quell’etichetta fa la guerra al cibo italiano

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La salute passa anche dalla tavola. E se l’Unione europea vuole arrivare entro il 2022 ad armonizzare le etichettature dei prodotti alimentari, la guerra delle etichette che si è scatenata fra i Paesi non promette nulla di buono. Ieri

il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli ha promesso che si batterà contro il Nutriscore francese. Un sistema che ricalca quello del semaforo adottato in Gran Bretagna - cinque colori dal verde al rosso e cinque lettere dalla A alla E – e promosso anche da Belgio, Germania, Olanda e Spagna. L’Italia guida il fronte dei Paesi, dalla Grecia all’Est Europa, contrari a quello che il presidente di Coldiretti Ettore Prandini definisce un sistema "fuorviante e discriminatorio".

Il giallo, l’arancione e persino

il rosso per prodotti come prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e olio d’oliva sarebbero un attacco alla dieta mediterranea e al made in Italy che vale 46,1 miliardi di export. Contro il Nutriscore l’Italia ha proposto un’etichetta "a batteria" (Nutrinform) – diciamolo non semplicissima – che non classifica gli alimenti ma ne illustra le corrette dosi. La realtà è che se è giusto informare, la salute non si gioca su cibi buoni o cattivi ma sulla tracciabilità dell’origine (dove a Bruxelles sembrano un po’ più sordi) e su una dieta equilibrata. Così, si spera che l’etichetta non diventi una guerra commerciale e neppure – Covid docet – una battaglia tra nutrizionisti.