Giovedì 18 Aprile 2024

Quel sogno che è finito in dittatura

Riccardo

Jannello

Finisce un’era senza sapere quale nasce. Raul Castro – che avrà 90 anni a giugno – ha lasciato l’ultima carica, presidente del Partito comunista cubano, a Miguel Diaz-Canel che quando Fidel entrò a L’Avana – 8 gennaio 1959 – non era neppure nella pancia della mamma (è nato il 20 aprile 1960). Potrà essere erede della rivoluzione chi non l’ha vissuta? No. Fidel Castro – morto novantenne nel 2018 – era un dittatore? Sì. Ma se Cuba ha un’anima, se Cuba ha una sanità valida (di uomini non di mezzi) che le permetterà di avere a breve quattro vaccini anti-Covid, se Cuba per sessantadue anni non è stata il Luna Park degli yankees, dipende da quel barbuto in mimetica che ha plasmato il marxismo alla maniera latinoamericana per combattere un nemico: gli Stati Uniti d’America.

Inimicizia reciproca, perché Washington era il primo finanziatore di Fulgencio Batista, dittatore più subdolo, fuggito la notte del 31 dicembre 1958 con in tasca 300 milioni di dollari rubati alla sua gente. Il popolo accorso a festeggiare Fidel, Guevara, Cienfuegos, Raul e gli altri avrebbe accolto come liberatore qualsiasi persona al posto di quel servo sciocco dell’imperialismo. Fidel ha affamato il suo popolo? Prima di tutto l’ha affamato il "bloqueio" americano che Obama aveva allentato e Trump ha di nuovo rafforzato. Fidel ha sempre rispettato i diritti umani e la libertà religiosa? No, ma ha avuto il coraggio di riaprire i luoghi di culto che aveva chiuso. No, non è stato certo un eroe, ma ha fatto sognare un popolo.