Ratzinger, quel pranzo con Spadolini. "Nell’avvento di Hitler gravi colpe dei protestanti"

Nel giugno 1986 l'incontro privato tra il laico ministro della Difesa e il cardinale bavarese

Roma, 2 gennaio 2023 - Giugno 1986. Giovanni Spadolini, ministro della Difesa, si trova a pranzo dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Niente di ufficiale fra Stato italiano e Vaticano: un incontro solamente privato fra due intellettuali che si stimano e, allo stesso tempo, si confrontano sui problemi di Stato e Chiesa, di cui il laico Spadolini è uno dei massimi studiosi. Una conversazione riservata, resa nota più tardi dal professore fiorentino, dopo essere stato autorizzato dall’alto prelato.

La foto ufficiale del Concordato tra la Santa Sede e la Germania nazista
La foto ufficiale del Concordato tra la Santa Sede e la Germania nazista

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Spadolini è uno storico, conoscitore profondo dell’età contemporanea che ha introdotto per primo nelle Università italiane. Il discorso tra i due cade su momenti particolari della storia tedesca, anzi mondiale, del Novecento: l’avvento del nazismo, il Concordato fra Adolf Hitler e Pio XI del 1933.

Ratzinger, "bavarese" tutto d’un pezzo, non si sottrae mai dal rispondere alle domande e rivendica con una punta di orgoglio le riserve dei cattolici nei confronti del futuro Führer. "Certamente il mondo cattolico ebbe nell’avvento del nazismo responsabilità molto minori del mondo protestante – sono le sue testuali parole –. Basta guardare la carta delle elezioni che portarono Adolf Hitler al potere nel 1933. Tutte le regioni protestanti gli dettero la maggioranza assoluta e talvolta plebiscitaria. Le regioni prevalentemente cattoliche, invece, videro dovunque il nazismo in minoranza. La Chiesa cattolica era rimasta la più impermeabile alla morale di potenza e di sopraffazione del nazionalsocialismo, nonostante gli errori commessi dalla Repubblica di Weimar, nonostante gli errori commessi dalla sinistra".

1933, lo stesso anno del Concordato col Reich. Ratzinger, su questo tema, si fa più prudente. "È un argomento oggetto di tante critiche in Germania – confida a bassa voce, come cercasse le parole giuste –, ma è così difficile giudicare rispetto a quei tempi". In un attimo, però, ritrova la sicurezza e l’orgoglio: "Von Papen non era bavarese", aggiunge riferendosi al massimo negoziatore del Concordato fra la Santa Sede e Hitler.

Pastore ma anche professore, l’antico cardinale di Monaco ha sempre ricordato con profonda commozione il momento in cui, quando venne nominato arcivescovo, fu costretto a lasciare per incompatibilità l’insegnamento universitario. Nel suo cuore il Papa emerito ha costantemente saputo conciliare come pochi la forza della fede e quella della cultura.

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