Sabato 20 Aprile 2024

Quel disprezzo che umilia i pazienti

Migration

Nino

Femiani

Uno legge quei due cartelli e pensa: sono finito in un lager. "Pazienti non fate domande sulle liste di attesa", intima il primo. L’altro, ancora più aggressivo e strafottente: "L’orario di visita scritto alla prenotazione non ha valore e non sarà rispettato".

Accenti sfrontati, da corte papalina del Marchese del Grillo ("Io so’ io, e voi non siete un c…!"). È uno scherzo? No, affatto, quei fogli A3 scritti a stampatello campeggiano sulla vetrata della sala di attesa del reparto di Oncologia del Nuovo Policlinico di Napoli. Non c’è nulla da ridere. Due locandine irridenti e sprezzanti che hanno lo stesso tono di quelle che si vedono quando si mette piede su un bus: non parlate al conducente e non disturbatelo con il vostro inutile cicaleccio. Solo che qui gli "utenti", a cui è rivolto il monito perentorio, non sono viandanti in cerca della fermata giusta e nemmeno ammalati da codice verde, ma gente che sta lì a combattere per la vita e a cui una notizia, anche la più insignificante e piccina, rischia di destabilizzare la già precaria esistenza. Invece di essere accoglienti e garantire un’assistenza umana e confortevole, ecco che viene sbattuta in faccia all’ammalato una modalità che trasmette altezzosità e arroganza.

Il senso è chiaro: "Noi non vogliamo esser disturbati, perciò voi non dovete darci fastidio". Noi e voi, personale sanitario e malati di cancro, separati da un vetro con tanto di avvertimento insolente e sfacciato. Eppure, il Policlinico napoletano è lo spazio in cui 5 anni fa fu presentato, aprendo il cuore, il "Manifesto per l’umanizzazione delle cure in oncologia", l’insieme di cure mirate a migliorare la qualità di vita delle persone malate di tumore dal punto di vista clinico, psicologico, emotivo, spirituale.

Che ne è stato di quella filosofia? Bisognerebbe forse chiederlo anche a chi è passato e ripassato per ore, per giorni, davanti a quella vetrata e ha fatto finta di non vedere quei poster abusivi e senza timbro, avallando lo sprezzo di una piccolissima minoranza di sanitari che considera l’ammalato una molesta incombenza.

Alla fine, dopo le proteste sui social, sono stati rimossi, ma l’impressione è che qualcuno ai vertici del Policlinico dovrebbe recitare un atto di dolore e non rubricare la cosa come la stravaganza di un balordo. Perché prima della vergogna dei manifestini, è stato abolito anche il dispenser di acqua e caffè inconcepibile per chi aspetta ore con questo caldo senza neanche poter bere.