Mercoledì 24 Aprile 2024

Quel discorso di Mattarella sull’emergenza

Gabriele

Canè

È vero, c’è "ben altro" di cui occuparsi oggi: disastri naturali, lampi di guerra. Se ogni giorno in Italia muoiono in media 12 persone in incidenti stradali, e più di 800 restano ferite, più o meno il bilancio dell’alluvione in Emilia-Romagna, forse non è il caso però di fare "benaltrismo", e di metter mano seriamente anche a questo problema. Che non è casuale, episodico, come abbiamo visto. Ma endemico. Letale come e più del dissesto del territorio. Un dramma di cui non ci si deve occupare solo perché quattro ragazzi sono morti l’altra notte in Umbria, e altri 3 nel pomeriggio di ieri a Foggia, come spesso capita nei weekend: l’autostrazio è continuo, quotidiano. Il ministero ci ha fatto sapere che è ora di mettere mano al codice. Buona idea. Nel frattempo, facciamo rispettare quello che c’è. I limiti di velocità, ad esempio, o la mancata precedenza che nelle statistiche vengono ai primi posti come causa di incidenti. Assieme alla distrazione da cellulare, aggiungiamo, quella per cui non ti accorgi di uno stop, appunto. Allora, prima di fare la conta dei morti, incominciano a fare più rottamazione delle patenti. Basta fermarsi ai bordi di una qualunque strada cittadina o extraurbana per vedere che la maggior parte di chi guida sta guardando in basso, per leggere o rispondere a un messaggio. Persino gli autisti di bus. Certo, non si può mettere una pattuglia a ogni angolo. Ma se i vigili urbani usassero la paletta oltre al libretto delle multe, ad esempio, quanti ne potrebbero fermare e sanzionare di guidatori da WhatsApp? Quante sospensioni, quanti ritiri? E quante vittime in meno, forse! Se nel discorso di fine anno il presidente Mattarella ha messo questa ecatombe, soprattutto di giovani, tra le emergenze nazionali, non è stato un caso. Dunque, miglioriamo pure il codice. Ma intanto, usiamo il vecchio: anche se c’è "ben altro", sulle strade ci sono molte vite da salvare.