Quel confine tra venerazione ed educazione

Vasco Rossi e l'abbraccio dei fan

Vasco Rossi, 70 anni, fuori dalla sua casa di Zocca (Modena)

Vasco Rossi, 70 anni, fuori dalla sua casa di Zocca (Modena)

Vasco Rossi è una religione e Zocca, sulle colline modenesi, è il tempio laico dove – tra procedure e passione – si compie ogni estate un miracolo giornaliero di attese, sudore, autografi, transenne, selfie. Regole da rispettare (i fan si schierano diligenti dietro la barriera, lui esce e va in giro, loro attendono e quando rientra scatta l’assedio d’amore), tempi da gestire, soddisfazioni da riportare a casa. Ma, ieri,Vasco irrompe sul rito: "Io sono disponibile, ma non sono a disposizione". Con un ‘non’, che il rocker digita tutto in maiuscolo nel suo post su Facebook, che risuona come una schitarrata. Elettrica. In serata, poi, la notizia che Vasco se n’è andato da Zocca, dove era previsto si fermasse fino al 20 agosto. Ma non si può escludere il ritorno fra quelli che lui chiama "gitanti festanti": "D’estate, sotto casa mia è sempre festa. Molti si chiedono se a me fa piacere o no. Io mi adeguo, mi adatto. Tutto qua – scrive –. Mi organizzo... Tratto, con loro, certi orari e certi modi, e faaccio il possibile per accontentarne la maggior parte". Vasco prosegue così: "Qualcuno dice che sono umile... ma umile non è una parola adatta a me. Diciamo che sono gentile e disponibile. Questo però non significa che io sia a disposizione. Chi capisce questa differenza ha capito tutto. Della vita. E anche di me".

Dunque. Non è uno strappo. Non è la rottura del rocker con il suo pubblico, il pubblico per eccellenza, quello che riempie gli stadi e gli autodromi, quello dei record mondiali. Anzi. E’ però l’affermazione di una regola. Un chiarimento, la cesura tra l’idolo, l’uomo e la gente. Perché Vasco è il suo pubblico. E’ un romanzo d’Italia, è un respiro tra generazioni. Anche quando non piace, lui c’è. E resta.

Umberto Eco nella ‘Storia della civiltà europea’ scriveva che "la cultura di massa ha avvicinato le divinità e le ha rese umane moltiplicandone le relazioni con il pubblico", frase mai così vera nell’epoca dei social e dei selfie. La ‘realtà’ dell’incontro col mito – inimitabile? – genera la possibilità di una imitazione. Di una immedesimazione. La rockstar crea una comunità. Ne dà le coordinate, soprattutto quando c’è da ricostruire una socialità (figuriamoci negli anni della pandemia). Pensiamo alle reazioni che suscitarono i Beatles nel mondo, ma anche al racconto di ‘Almost famous- Quasi famosi’, il film da Oscar di Cameron Crowe su rock band e un giornalista musicale. Pensiamo a Pamela Des Barres, nostra signora delle groupie, o al romanzo da Pulitzer ‘Il tempo è un bastardo’ fino a ‘The artist is present’, la performance di Marina Abramovic dove lo spettatore-fruitore si sedeva davanti all’artista al Moma di New York. Ecco, mica era poi così diverso da quello che succede a Zocca. L’artista è presente, disponibile. Ma non a disposizione.