Mercoledì 24 Aprile 2024

Quei vigliacchi avvelenati dall’ignoranza

Roberto

Pazzi

Un micidiale cocktail d’infantilismo e ignoranza mostra il suo veleno nell’insistito attacco al difetto fisico, che si rivela in certe manifestazioni sportive dei nostri stadi e nelle aggregazioni sociali primarie, quelle della scuola, dove prospera il bullismo. In generale la tendenza dimostra una regressione a una mentalità tribale che bellamente ignora la sensibilizzazione al tema della diversa abilità, con la quale sembrava raggiunta una preziosa consapevolezza di elevato valore educativo e preventivo. Invece si trattava di vernice superficiale.

Sotto la patina acculturata della comprensione dei difetti altrui, come un modo di essere che non infirma l’umanità, se non a volte l’affina, rispunta spesso il gran cafone, anzi il gran cretino, di antica conoscenza. Cos’è più vile di prendersela con le menomazioni fisiche altrui? Quante favole hanno saputo educare su quest’aspetto minoritario, rivelatore di una marcia in più proprio per la diversa sensibilità che donava! Penso a quella del brutto anatroccolo, che poi si rivela cigno. Penso alla favola della Bella e la Bestia, dove la bruttezza fisica si dimostra solo un velo per scoprire una più autentica bellezza nascosta. Sono preziosi i risarcimenti che un difetto di natura assicura a chi ne sia colpito. Anche nei romanzi di Thomas Mann la minorazione del corpo è spesso promessa di eccellenza dello spirito, a conferma della saggezza popolare delle favole.