
Boni Nessuno sa quale fosse il suo nome, a 12 anni però mise in gioco la vita rincorrendo la speranza. Percorse...
Boni
Nessuno sa quale fosse il suo nome, a 12 anni però mise in gioco la vita rincorrendo la speranza. Percorse 4mila chilometri su mezzi di fortuna nell’Africa nera, dal Mali fino a Tripoli, per salire su un vecchio mercantile rugginoso la notte tra il 18 e il 19 aprile 2015. Si era fatto cucire la pagella scolastica nel giubbotto, quel ragazzo. Erano in mille insieme a lui, quella sera maledetta, quasi tutti tra i 12 e i 25 anni, pigiati in una bagnarola di 23 metri, che come lui avevano messo in gioco la vita rincorrendo la speranza. Partirono singhiozzando da un porto a ovest di Tripoli, in Libia, per raggiungere l’Italia. Da una parte le guerre e gli orrori, dall’altra il sogno di una qualche forma di salvezza. Ma quella pagella non la mostrò a nessuno. Quando lo ripescarono dai fondali del Canale di Sicilia, un anno dopo il naufragio, non seppero identificarlo. Morirono quasi tutti quella notte in una delle più grandi stragi mai avvenute nel Mediterraneo. Ieri, dieci anni esatti dopo, era il venerdì santo e il presidente Mattarella li ha ricordati con parole profonde, ringraziando i soccorritori, sottolineando che "la nostra civiltà ci impedisce di voltare le spalle e di restare indifferenti". Già, ieri era il venerdì santo.
Ma per quei mille morti, l’unica, possibile resurrezione, saranno i nostri occhi aperti sui loro occhi chiusi per sempre. Anche per lui, quel ragazzo senza nome, con i suoi sogni di speranza inghiottiti dal mare e la pagella cucita nel giubbotto.