Quarta falla nel gasdotto La Nato avvisa: reagiremo

Il sabotaggio è avvenuto in quattro punti. Ma il Cremlino continua a negare

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Sono quattro e non tre, annuncia la Guardia Costiera svedese, le falle causate dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. Le quattro falle dovrebbero svuotare completamente le condutture entro lunedì, liberando in atmosfera 778 milioni di metri cubi di metano, una quantità che avrà lo stesso effetto climalterante delle emissioni di 2,08 milioni di auto.

A differenza di Ucraina e Polonia, Nato, Usa e UE per ora non accusano direttamente la Russia, ma avvertono che la loro risposta sarà dura contro ogni ulteriore tentativo di attacco alle infrastrutture. "Qualsiasi attacco deliberato contro l’infrastruttura dei Paesi alleati – si è espresso il Consiglio Nord Atlantico in una nota formata anche da Svezia e Finlandia – comporterà a una risposta unita e determinata". "Tutte le informazioni disponibili – si sottolinea – indicano che si tratta del risultato di atti di sabotaggio deliberati, sconsiderati e irresponsabili".

Due funzionari dell’intelligence europea hanno detto alla Cnn che lunedì e martedì navi di supporto della marina russa erano in prossimità delle falle nei gasdotti Nord Stream. Ma non è per nulla detto che da queste due navi siano partiti gli “uomini rana“ che hanno sabotato il gasdotto. Più probabile che l’attacco, con ogni probabilità condotto da sub militari, sia stato effettuato usando come copertura una nave civile. I sospettati dall’intelligence occidentale sono i morkoy spetsnatz, i sub della fanteria di marina russa e in particolare gli uomini del 561° stazione di ricognizione navale di Kalinigrad, sul Baltico. Si tratta di specialisti che operano a grande profondità e non avrebbero avuto nessun problema a piazzare cariche esplosive a 70-80 metri di profondità.

Vladimir Putin, in una telefonata all’omologo turco Recep Tayyip Erdogan, ha detto che i danni al gasdotto Nord Stream costituiscono "un atto di terrorismo internazionale" e Mosca ha ribadito di essere completamente estranea accusando genericamente gli Stati Uniti. "Ogni accusa nei nostri confronti è assurda" ha replicata l’ambasciatrice americana alla Nato, Julianne Smith. A fuga di gas terminata, sarà possibile ispezionare le condutture e avere conferme che sono state oggetto di un sabotaggio, stimando la quantità e il tipo di esplosivo utilizzato. Ma da lì a trovare la pistola fumante, è tutt’altro che scontato che sia possibile. Anche per questo gli Stati Uniti e la Nato non hanno finora accusato direttamente Mosca: perché temono di non poterlo provare.

Alessandro Farruggia