Covid, frenata sulla quarta dose: ecco perché

Lo studio Usa: richiami troppo ravvicinati fiaccano il sistema immunitario. La speranza di avere ad aprile il vaccino anti-Omicron

Vaccinazione anti-Covid, l'andamento in Italia

Vaccinazione anti-Covid, l'andamento in Italia

Frenata in vista sulla politica dei booster a oltranza. La terza dose si sta rivelando provvidenziale, efficace anche sulla variante Omicron. Ma una quarta botta per tutti in tempi brevi, oggi come oggi, pare una prospettiva improponibile. Dunque, cosa accadrà tra pochi mesi, quando i primi che si sono sottoposti al terzo shot (ovvero quelli che hanno fatto l'ultimo richiamo prima di Natale) vedranno arrivare a scadenza il Green pass? Pensiamoci.

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Cambio di rotta

L’Oms e l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) hanno fatto intendere un cambio di rotta. I super esperti dicono che richiamare milioni di persone con vaccini ancora tarati sul virus di Wuhan quasi a ogni cambio di stagione sarebbe un’impresa logisticamente insostenibile. Anche dal punto di vista clinico le certezze finiscono con la terza dose. "Non possiamo procedere con booster ogni 3-4 mesi - ha dichiarato Marco Cavaleri, numero uno della strategia vaccinale dell’Ema - mancano ancora dati sulla quarta dose, preoccupa una strategia che prevede di andare avanti con vaccinazioni a distanza di così poco tempo". Ovviamente quando si tratta di persone vulnerabili è un caso diverso.

La quarta dose potrebbe forse giovare ai soggetti immunodepressi, ha commentato Akiko Iwasaki, immunologa a Yale, intervistata dal New York Times, ma sottoporre l’intera popolazione a richiami dopo pochi mesi appare poco realistico. "Dobbiamo ottenere vaccini duraturi, destinati anche a Paesi con basso reddito – ha rimarcato il microbiologo Andrea Crisanti – ma suona impossibile vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi".

Quando il vaccino anti-Omicron?

"È estremamente improbabile, se non impossibile, pensare di riuscire a eradicare il Covid", ha dichiarato l’immunologo Anthony Fauci, in collegamento video con la Sapienza, Università di Roma. "Dobbiamo cercare di controllare questo fenomeno senza paralizzare la società – ha aggiunto il consigliere per la pandemia del presidente degli Stati Uniti – come già accade con l’influenza e le altre malattie respiratorie con le quali abbiamo imparato a convivere. Probabilmente stiamo andando in quella direzione, ma ora negli Stati Uniti, con un milione di casi al giorno, non ci siamo ancora arrivati".

A fine gennaio la curva dei contagi scenderà. Ora il punto è: come torneremo alla vita normale? Per farlo occorre mettere in conto quelle complicanze letali che fino a un paio d’anni fa erano causate dalle sindromi influenzali più impegnative, polmoniti, meningiti, e infezioni nosocomiali causate da batteri resistenti agli antibiotici. Una strage silenziosa alla quale pochi facevano caso, prima dell'avvento dei Coronavirus.

In attesa delle novità (vaccini Novavax e Valneva) oggi tutti conoscono l’utilità degli antivirali (molnupiravir, remdesivir) da somministrare ai primi sintomi. Se poi l’industria farmaceutica, Pfizer nello specifico, uscirà con un nuovo prodotto anti Covid aggiornato alla variante Omicron entro marzo, le cose potrebbero forse prendere un’altra piega. Teoricamente, un’approvazione per quest’ultimo da parte dell’Ema potrebbe arrivare in aprile o maggio, ma per ora non ci sono notizie in merito.

La risposta del sistema immunitario

Mesi di martellamento hanno generato un pessimismo dal quale si esce a fatica. Mentre in Israele si somministrano le quarte dosi di anti-Covid ai soggetti fragili, tra gli scienziati americani c’è chi prefigura il rischio di fiaccare il sistema immunitario, alludendo a una sorta di peccato originale antigenico (fenomeno noto come effetto Hoskins, ndr), e sostiene che lasciare un intervallo di tempo maggiore tra le dosi potrebbe rafforzare le difese naturali. Sul Covid, si sa, tutti vorrebbero dire la loro, nessuno ha la verità in tasca. L’opinione pubblica appare stanca di imposizioni. I più hanno capito che sarà difficile sfrattare il virus: dovremo, con le giuste precauzioni, imparare a conviverci.