Quarantena ai vaccinati: pressing per rivedere le regole

L’ipotesi a scuola: isolare lo studente positivo e il compagno di banco, test per tutti gli altri. Renzi e Bonaccini: va scongiurata la Dad

Una classe in presenza (Ansa)

Una classe in presenza (Ansa)

Rivedere le regole sulle quarantene, sia per il lavoro sia per i più giovani evitando – per la scuola – il ritorno in Dad per intere classi? Per Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, il governo dovrebbe pensarci. E anche Matteo Renzi sta su questa linea: "Spero che, per evitare la follia della Dad, cambino rapidamente le regole della quarantena per i vaccinati". 

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Il problema che si sta cominciando a porre anche in Italia – con la Germania e la Gran Bretagna che già hanno avviato una riflessione sul tema – è che le attuali regole possono determinare un ritorno in Dad a singhiozzo per molte classi durante tutto l’anno scolastico a causa dei contagi, vanificando gli sforzi che sono stati fatti per riportare gli alunni in presenza. Il pressing politico si sta facendo ogni giorno più forte intorno al governo e al ministero della Salute per rendere le norme più flessibili ed evitare un altro anno lontano dalle aule. Una delle idee è quella, in caso di contagio di un alunno, di mettere in quarantena solo chi risulta positivo e i suoi "compagni di banco" più vicini, facendo poi un test all’intera classe e permettendo il ritorno in presenza ai "negativi", ma è un’ipotesi che – al momento – il ministero della Salute "non sta prendendo neppure in considerazione". D’altra parte – si sottolinea – i protocolli e le linee guida del Cts "sono state firmate da tutti i presidenti di Regione" e tutti i governatori – quindi – sanno che solo in questo modo si può evitare "la ripartenza dei contagi su largo raggio". 

Il pressing politico su questo tema, tuttavia, non è destinato a venire meno, come lo è anche su un altro fronte della questione "quarantena", ovvero quello legato al mondo del lavoro dopo che la circolare dell’Inps di agosto scorso ha chiuso i cordoni della borsa – per mancanza di fondi – nel riconoscimento della quarantena come malattia. Addirittura in senso retroattivo. Ebbene, a differenza del fronte scuola, su quello del lavoro il ministro Orlando ieri ha confermato che il governo ci sta lavorando: "La norma è ancora in fase di lavorazione – ha spiegato – ma si va avanti per cercare di dare una soluzione a questa domanda". In sostanza, sarà emanata una legge, probabilmente nella sessione di Bilancio (ma forse anche prima), per rifinanziare l’apposito fondo creato proprio per il pagamento delle quarantene. L’Inps, infatti, aveva stanziato 663,1 milioni di euro per le tutele richiamate dall’articolo 26 del decreto legge numero 18 del 17 marzo 2020, varato in fretta e furia nei primi giorni della pandemia. Quel fondo si è però esaurito rapidamente, tanto che l’Inps ha avvertito che per l’anno 2021 si sarebbero riconosciute le prestazioni solo fino al 30 giugno 2021, grazie ad un nuovo stanziamento straordinario di pari a 282,1 milioni di euro, ma dopo più niente. Le pressioni sindacali – ma non solo – hanno fatto sì che il governo prendesse immediatamente in mano il dossier.

Non cambia nulla invece per il lavoratore che contragga il Covid. "Le indicazioni del governo – si legge nella comunicazione firmata dal direttore generale dell’Istituto, Gabriella Di Michele – autorizzano l’Inps a procedere al riconoscimento della tutela della malattia secondo l’ordinaria gestione".