Quarantena Covid, Figliuolo: "Stiamo riflettendo". Riduzione con terza dose?

Sileri: "Decisione tra 10 o 15 giorni". Il Cts convocato per il 29. L'appello di Gimbe: "Ridurla per chi ha terza dose". Cosa dicono esperti e governatori

Roma, 27 dicembre 2021 - Contagi in salitatracciamento saltato e migliaia e migliaia di italiani in quarantena, con tamponi che non si trovano. È così che il nostro Paese di avvicina alla fine del 2021, a un anno esatto dall'inizio delle vaccinazioni anti-Covid. Vista la situazione, è tempo di nuove considerazioni, come ha spiegato il commissario per l'emergenza Coronavirus Francesco Paolo Figliuolo: "La riflessione sul numero di persone in quarantena l'abbiamo fatta questa mattina col ministro Speranza. Gli scienziati stanno studiando con l'Istituto Superiore di Sanità". Il Cts è convocato per mercoledì 29 dicembre e, in base all’andamento della curva epidemiologica, si pronuncerà sull’eventuale accorciamento dei tempi di quarantena per quei vaccinati con dose booster (o comunque terza dose) che vengono a contatto con persone risultate positive. Questa la richiesta avanzata da esperti e governatori delle Regioni. Secondo fonti, una decisione dovrebbe arrivare i primi giorni di gennaio, prima della fine della vacanze di Natale, e la quarantena, per i vaccinati con terza dose, ora di sette giorni, potrebbe essere ridotta tra i tre e i cinque giorni. In attesa di conferme, il dibattito resta acceso. 

Covid e quarantena, cosa succede ora. Ecco come potrebbero cambiare le regole

Decreto Natale 2021: calendario delle misure. Date e testo in Pdf

Contagi Covid: dati Italia oggi 27 dicembre

Sommario

Figliuolo

Per il momento "le quarantene sono diverse per i vaccinati e i non vaccinati", ha spiegato il commissarionper l'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo. Ma alla luce di quanto sta accadendo, con migliaia di italiani in quarantena e tamponi introvabili, il generale ha assicurato che "si sta studiando cosa mettere in campo". Anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha condiviso la necessità di "una revisione delle regole della quarantena", ma, ha sottolineato, "non è questo il momento. Credo che sia auspicabile ma probabilmente tra 10 o 15 giorni da oggi". Intanto, Figliolo ha ricordato "che anticipare la terza dose a quattro mesi dal 10 gennaio sia per ora una scelta equilibrata, ma non mi sento di escludere alcunché. Abbiamo visto come si muove questo virus con le sue varianti e che ciò che uno dice oggi, domani l'evidenza sul campo la può cambiare". 

Tampone molecolare, rapido o fai da te: differenze e affidabilità

Gimbe: "Ridurla a chi ha fatto terza dose"

A proposito di terza dose, è la fondazione Gimbe a proporre di ridurre la quaratena per chi si è sottoposto alla somministrazione del booster. "Omicron è una variante molta contagiosa: ogni positivo può aver avuto, di media, dai 5 ai 10 contatti. Se dovessimo avere un milione di positivi vuol dire che potrebbero esserci dai 5 ai 10 milioni di contatti da mandare in quarantena e questo non è possibile - ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione -. Chi ha fatto il vaccino con la terza dose è più difficile si contagi e quindi bisognerebbe rivedere le regole per questa categoria. La persona vaccinata anche con terza dose deve vedere la sua quarantena ridotta". 

Covid, Iss: dopo 5 mesi dal vaccino protezione cala al 30%

Gli esperti

Fra gli esperti (e non solo) il dibattito sulla quarantena resta acceso e la maggior parte ne chiede una revisione. "Le persone vaccinate con 2 o 3 dosi che hanno il Covid hanno un raffreddore o una forma influenzale che dura 3-4 giorni - ha spiegato l’infettivologo Matteo Bassetti -. Nulla a che vedere con il Covid di un anno fa. Dobbiamo quindi continuare con la stessa metodologia dello scorso anno?". Anche per Alberto Zangrillo, prorettore dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, "è aberrante quello che sta succedendo. Ci vuole buonsenso, l'ho detto già due anni fa che andava applicato per affrontare questa pandemia. Così l'Italia è bloccata".

Della stessa linea il virologo Fabrizio Pregliasco: "E' chiaro che in questa fase e con questa diffusività di Omicron dobbiamo considerare delle variazioni sulle modalità con cui interveniamo, altrimenti si va comunque verso un lockdown generalizzato, vedendo quante persone oggi vaccinate, ma con figli giovani, sono costrette a casa in quarantena per contatti con positivi". Con Omicron, ha aggiunto Pregliasco, "per quel 10% di italiani che non si sono ancora vaccinati oggi c'è un rischio davvero alto di contagi, quindi si potrebbe prendere in considerazione un lockdown, solo per loro, magari limitato a 15 giorni. In Germania ha funzionato molto bene e oggi gli ospedali respirano".

Per Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, "il sistema di tracciamento e contenimento del virus deve essere rigoroso perché altrimenti si perde il controllo della pandemia. Quando si identifica un contatto stretto con un positivo, bisogna stare in isolamento, le regole su questo sono precise". "Fa bene il governo ad ancorare le sue decisioni alle evidenze scientifiche", ha aggiunto, "la variante Omicron ha una diffusività eccezionale. Nelle prossime settimane alcune regioni andranno in giallo, altre in arancione. Dobbiamo evitare di andare in rosso". E anche l'infettivologo Massimo Galli invita alla cautela: "Non mi sembra proprio il momento di togliere la quarantena per gli esposti" al virus "e i colpiti, mentre credo che per i contatti vaccinati di persone positive si possa ragionare su quarantene di minor durata". "Siamo tutti abbastanza basiti per il numero di infezioni che stiamo osservando ovunque", ha concluso, perché è vero che "facciamo tantissimi tamponi in più in questo periodo", ma al di là di questo "quello che vediamo è un fiorire di focolai ovunque, di cluster familiari che fanno chiaramente pensare che siamo in una situazione diventata di nuovo di grande attenzione". 

Il dopo-Omicron? "Prossima ondata come brutta stagione influenzale"

I governatori

"E' ragionevole cominciare a fare una riflessione sulla quarantena per il vaccinato", ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia, precisando che andrebbe rivista "per chi ha fatto la terza dose, ora uguale a quella degli altri". "Condivido la riflessione che vada rivista la quarantena per i vaccinati - ha scritto il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, su Twitter -. Massima sicurezza senza bloccare il Paese". Sulla stessa linea Attilio Fontana, presidente della Lombardia: "La riduzione della quarantena per chi ha già ricevuto la terza dose, la considero una riflessione necessaria", ha dichiarato, sottolineando che "chi ha fatto la terza è più difficile che si contagi e quindi probabilmente si può rivedere la regola per questa categoria".

"Basta quarantena per i contatti dei positivi, bisogna cambiare le regole e bisogna farlo al più presto prima che si blocchi un intero Paese", è il punto di vista del presidente della Liguria, Giovanni Toti. Il governatore sottoscrive "quanto detto da Matteo Bassetti, parola per parola: non si può continuare ad affrontare il virus con la stessa metodologia dello scorso anno. La forma di Covid che stanno sviluppando centinaia di persone vaccinate con due o tre dosi di vaccino che dura 3 o 4 giorni come un raffreddore, non è paragonabile al Covid di un anno fa".

Covid Australia, l'errore dell'ospedale: referti negativi a 400 positivi

Problema sanitari in quarantena

Con gli ospedali già in difficoltà, resta il problema dell'alto numero di sanitari in quarantena. "Il problema dell'aumento delle persone, vaccinate con tre dosi, ma in quarantena perché contatti di positivi lo stiamo vivendo negli ospedali dove già c'è una carenza di operatori, medici e infermieri, in isolamento a casa", è quanto riferisce Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "L'isolamento - ha aggiunto - ci garantisce di limitare i contatti e se andiamo a intervenire c'è il rischio di un'ulteriore esplosione delle infezioni. Quindi, occorre fare un ragionamento solo per quei lavoratori dei servizi essenziali, tra cui gli operatori sanitari".

"Per questi - ha spiegato - si potrebbe pensare di farli lavorare con il rispetto di alcune condizioni: indossare sempre la mascherina Ffp2, mantenere sempre una distanza di sicurezza dai colleghi e curare l'igiene delle mani ogni ora. E' certamente una scelta rischiosa - ha rimarcato l'infettivologo - ma se gli ospedali si dovessero trovare in grave difficoltà per la carenza di operatori costretti alla quarantena, di fronte alla scelta tra chiudere l'ospedale e quella di rivedere le regole dell'isolamento, direi che sulla seconda andrebbe aperto un ragionamento".