Quarantena Covid, quanti giorni dura. La sparata di Zangrillo sugli asintomatici

Le regole in vigore sull'isolamento. Il medico di Berlusconi: "Positivi senza sintomi che non lavorano sono lavativi, così si distrugge il Paese". Burioni in suo soccorso: "Il tema va affrontato"

Tampone antigenico Covid in farmacia

Tampone antigenico Covid in farmacia

Roma, 8 luglio 2022 - Con la crescita dei contagi da Coronavirus e del numero di persone confinate in casa dopo un test positivo, si torna a discutere di durata della quarantena per i soggetti asintomatici. La domanda è sempre la stessa: è ancora opportuno, e per quanto tempo, continuare a isolare chi non è malato di Covid-19, ovvero è sì positivo al SarsCov2 ma non ha sviluppato i sintomi della malattia o li ha sviluppati in maniera lieve? 

Ricapitoliamo le regole attualmente in vigore con una precisazione lessicale. Il termine quarantena dovrebbe riferirsi, almeno stando alle linee guida del governo, al periodo di confinamento dei contatti stretti di un positivo. Per estensione tuttavia viene comunemente usato anche per intendere il periodo di isolamento dei soggetti positivi. 

Quarantena e autosorveglianza

La quarantena in senso stretto, che si attua cioè "ad una persona sana che è stata esposta ad un caso Covid-19, con l’obiettivo di monitorare i sintomi e assicurare l’identificazione precoce dei casi", non è più obbligatoria, anche per chi non ha completato il ciclo vaccinale. La quarantena per i contatti stretti è stata sostituita con il regime di autosorveglianza, "consistente nell’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo Ffp2, al chiuso o in presenza di assembramenti, fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto". Se durante il periodo di autosorveglianza si manifestano sintomi suggestivi di possibile infezione da Sars-Cov-2, è raccomandata l’esecuzione immediata di un test antigenico o molecolare che in caso di risultato negativo va ripetuto, se ancora sono presenti sintomi, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto.

Quanto dura l'isolamento? 

L’isolamento è il periodo di confinamento a cui sono tenuti i soggetti risultati positivi a un test Covid. Quanto dura? Almeno sette giorni, nel caso la persona abbia ricevuto la dose booster del vaccino anti Covid o che abbia compleatato il ciclo vaccinale (prima e seconda dose) da meno di 120 giorni. Negli altri casi la durata si allunga ad almeno 10 giorni. In ogni caso si può uscire dall'isolamento solo dopo un test (molecolare o antigenico, in regioni come l'Emilia Romagna basta il fai-da-te), risultato negativo. 

La polemica di Zangrillo

Visto il boom dei contagi, la questione della durata dell'isolamento, in particolare per i soggetti asintomatici, è tornata al centro dell'agenda mediatica. Sollevata anche dagli esperti. Tiene banco oggi la polemica lanciata da Alberto Zangrillo, medico personale di Berlusconi e direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano. "Accade che lavativi seriali, positivi al test #COVID19, non lavorino per settimane, sebbene asintomatici. Così si distrugge il Paese", tuona via Twitter il rianimatore, su cui sono piovute una serie di critiche. Del tipo: "E dopo il virus morto, quelli che si contagiano per non lavorare. Non siamo un paese serio". O anche "Basta colpevolizzare il singolo. Fino a ieri bisognava chiudersi in casa anche solo per sospetta positività per tutelare gli altri. Se non lo facevi eri considerato un delinquente. Ora se lo fai sei un lavativo". L'intervento di Zangrillo si presta al polverone ma il tema va affrontato anche secondo il collega virologo Roberto Burioni, che certo non si è distinto in questi anni di pandemia per essere di maniche larghe in materia di misure anti Covid.

L'intervento di Burioni 

A sopresa Burioni osserva: "C'è molto trambusto riguardo a un tweet del mio amico Zangrillo che si esprime sulla durata dell'isolamento con la sua - diciamo così - usuale energia dialettica. Non voglio neanche sfiorare la polemica sui lavativi che non mi interessa, ma Alberto, forse involontariamente, pone un problema estremamente importante che dovrebbe essere scientificamente all'ordine del giorno e non lo è". "Ovviamente - scrive Burioni - non possiamo lasciare in circolazione persone contagiose; allo stesso tempo non possiamo permetterci di privarci del lavoro di troppe persone per un eccesso di precauzione. Dopo i vaccini e gli antivirali è giunto il momento di capire come unire le esigenze di sicurezza sanitaria con quelle economiche, sociali e culturali del Paese. Come bilanciarle è compito esclusivo della politica: ma i dati sui quali decidere - conclude il virologo - deve fornirli la scienza". Insomma, sembra suggerire Burioni, è tempo di ripensare l'isolamento alla luce della situazione attuale. 

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Rischio lockdown di fatto 

Ne parla oggi anche la microbiologa Maria Rita Gismondo. La paura per un 'lockdown di fatto', con un blocco dei servizi, "è assolutamente fondata, ma non è il virus la causa: sono le normative che in Italia tuttora obbligano all'isolamento la persona positiva" a Covid. "In molti altri Paesi questo obbligo è decaduto, vista la forma blanda di patologia" associata nella stragrande maggioranza dei casi all'infezione da Sars-CoV-2 nella fase attuale, "e quindi sarebbe il caso di fare una riflessione in questo senso anche da noi". La direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, fa notare come ci siano tantissime difficoltà anche a livello sanitario per le tante assenze del personale. 

La proposta di Matteo Bassetti

"Abbiamo 4-5 milioni di persone potenzialmente positive - sottolinea Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova -. E' un problema non solo nel settore turistico, ma anche in altri settori: pensiamo a tutti i servizi essenziali, al settore sanitario, alle forze dell'ordine. E' da tempo che si solleva il problema dei positivi asintomatici e si poteva in qualche modo risolvere. Anche su questo si è preso troppo tempo e probabilmente oggi è tardi".

Cosa fare ora? Bassetti suggerisce la via svizzera: si potrebbe dire alle persone "stai a casa finché hai i sintomi e poi puoi uscire mettendoti una mascherina anche prima della negativizzazione del tampone". Del resto "bisognerà arrivare a gestire questa malattia infettiva molto più similmente a come già facciamo con altre malattie virali, per esempio le forme influenzali".