Martedì 16 Aprile 2024

Quaran'anni di Ustica, ma la verità non c'è

Depistaggi, silenzi, ricostruzioni contraddittorie: le sentenze dicono che il DC-9 Itavia fu abbattuto. Ma da chi e perché ancora non si sa

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Domani saranno 40 anni. Ma nonostante quei 14.600 giorni da quel maledetto 27 giugno 1980, mancano ancora troppi tasselli. Per la verità. Quella sulla tragedia del DC-9 Itavia, precipitato al largo di Ustica, che provocò 81 morti in volo e altri 13 sospetti, un mare magnum di bugie, depistaggi, polemiche. Poi i processi: penali, chiusi con assoluzioni o prescrizioni; civili, con sentenze opposte di condanna dello Stato italiano. Un mistero che grida vendetta, un Paese intero che attende la ricostruzione dei fatti, troppe volte stravolta da teorie stravaganti e da ipotesi volutamente dolose. Una bomba a bordo, un cedimento strutturale, un sabotaggio. O magari una collisione con un aereo militare. O con un missile.

La carneficina. Ventisette giugno 1980, un anno maledetto: 5 mesi prima a Palermo viene ucciso Piersanti Mattarella, 36 giorni dopo un ordigno alla stazione di Bologna lascia sull’asfalto 85 innocenti. Le 20.59, il volo di linea IH870 DC-9 Itavia, partito da Bologna con due ore di ritardo e diretto a Palermo Punta Raisi, scompare dai radar e precipita tra Ponza e Ustica. Nessuno degli 81 tra passeggeri ed equipaggio si salverà. Donne, uomini, bambini. L’ultima parola dei piloti è uno spezzone, "gua", solo oggi decriptato in "Guarda, cos’è?", e agli atti dell’inchiesta romana ancora aperta. Pochi giorni dopo, il 18 luglio, sui monti della Sila, viene scoperta la carcassa di un Mig libico, si ipotizza una correlazione con il DC-9, ma prevarrà il silenzio. La prova che a far precipitare l’Itavia è di origine dolosa, arriverà nel 1983 quando una serie di analisi chimiche scoveranno esplosivo sui resti. Ma i fascicoli per ’disastro’ e ’strage’ rischiano subito l’archiviazione. Tocca ai familiari delle vittime tenere alta l’attenzione, nascono il Comitato per la verità (1986) e, a Bologna (1988), l’Associazione che raccoglierà i resti del velivolo in un museo.

Gheddafi e gli Usa. Sulla scena irrompe il leader libico Gheddafi che accuserà gli Usa della strage, ma l’America respinge. Una delle ipotesi prese in considerazione all’epoca, racconterà di 2 Mig libici di scorta all’aereo di Gheddafi. Per nascondersi sotto la traccia del radar dell’Itavia in un cielo tutelato dalla Nato, quindi ritenuto ostile, sbagliando l’allineamento della distanza del volo passeggeri ci si scontra, abbattendolo. Mentre i sospetti del Sismi, nel 1990, sono diretti ai servizi segreti di Usa, Francia e Gran Bretagna, l’11 luglio ’91 vengono avvistati i resti di un missile nei fondali di Ustica. Sarà però la scatola nera dell’aereo a spingere il giudice Rosario Priore con le prime incriminazioni contro generali e ufficiali dell’Aeronautica: calunnia, falso, favoreggiamento, attentato contro organi costituzionali, alto tradimento. Viene chiamato in causa un caccia dell’aviazione francese, il ministero transalpino non commenta. Il 17 ottobre 1992, per la prima volta, viene confermata la presenza di almeno due aerei militari la sera della strage. E in una conversazione intercettata dalla base di Grosseto, si parla di Phantom e di una portaerei.

Sentenze. Nel 1994 per il collegio peritale del giudice Priore è stata una bomba nel bagno del DC-9, ma un’altra relazione parla di missile. Due anni dopo, lo stesso giudice in una lunga sentenza-ordinanza, spiega che "il DC-9 è stato abbattuto con un’azione di guerra non dichiarata". Ma non si giungerà a un quadro certo. I successivi processi penali (2004 e 2007), con imputati ufficiali e generali, finiranno nel nulla, missile o bomba "non hanno trovato conferma". La grande svolta arriva invece dai giudici civili di Palermo davanti ai quali, nel 2008, vengono citati i ministeri di Difesa e Trasporti italiani per "aver impedito la verità". Fioccano condanne e risarcimenti milionari alle famiglie, perché per quei giudici è stato un missile. E il 22 aprile scorso, i due dicasteri sono stati condannati a pagare 330 milioni anche a Itavia. Non è finita. Dopo le parole (2008) dell’ex presidente Francesco Cossiga, secondo il quale ad abbattere l’aereo sarebbe stato un missile, la Procura di Roma ha riaperto un fascicolo penale, in corso rogatorie in Francia. Ora l’ultimo tassello: tre parole del pilota decriptate 40 anni dopo, nonostante chi grida al depistaggio. "Guarda, cos’è?". Già, "cos’è" che ha commesso la carneficina? E soprattutto, voluta da chi?