Martedì 23 Aprile 2024

Dormire 4-5 ore a notte. "Bastano a ricaricarsi"

Sono gli short sleepers, ma è questione di geni

Sonno (LaPresse)

Sonno (LaPresse)

Roma, 2 ottobre 2017 - Sono mattinieri ma anche degli inguaribili tiratardi. In America li chiamano short-sleeper, con una punta di ammirazione. Perché riescono a fare molte più cose dei comuni mortali e dedicano al riposo quattro o cinque ore al massimo. All’alba sono più che svegli: scattanti. Quale il segreto? Tutta questione di geni. Nemmeno hanno bisogno del caffè. Sono meno del 3 per cento della popolazione adulta. Vanno a letto ben dopo la mezzanotte e alle 6 sono già efficienti. Ma come fanno a vincere la stanchezza?

Daniel J. Buysse, dell’Università di Pittsburgh, ha studiato il fenomeno: "Su cento persone che dichiarano di aver bisogno di poche ore di sonno – spiega – solo una è autenticamente short-sleeper, gli altri in realtà hanno qualche disturbo collegato". Quali inconvenienti ci svegliano di soprassalto rovinando i nostri sogni? Prostata ingrossata, tiroide, cardiopatie, apnee da russamento e preoccupazioni. Ying-Hui Fu, neurobiologo e genetista dell’Università di San Francisco, ha dimostrato che, al contrario della popolazione insonne, i veri short sleepers hanno un corredo genetico che li rende più produttivi, ottimisti, meno soggetti a depressione. Li studia per cercare di riprodurre queste attitudini anche nel resto della popolazione in chiave antistress. Dopo i sessant’anni, sappiamo, si dorme di meno, perché cala la melatonina, è fisiologico. La fatica ad addormentarsi invece è altra cosa, riguarda chi si assopisce alle due o tre del mattino, si concede otto ore di riposo anche di più, ma continua ad avere sonnolenza per il resto della giornata. Questa è l’insonnia, che affligge due terzi della popolazione. Anche i personaggi dello spettacolo vanno a letto tardi, ma sono tutt’altra categoria. Lo short-sleeper non va confuso con quegli artisti e attori che hanno l’orologio biologico spostato in avanti: vanno a cena dopo la mezzanotte, finito lo spettacolo a teatro, recuperano di giorno, ma sono regolari negli orari, cioè non hanno il fastidioso torpore che accompagna l’insonne.

Un’autentica short-sleeper è Patrizia Mirigliani, la signora miss Italia. E i politici come se la cavano? Silvio Berlusconi, si dice, dorme quattro ore per notte, Barack Obama sei ore. Winston Churchill riposava poco di notte ma dopo pranzo faceva sempre un pisolino di un’ora e mezzo, e questo gli serviva come ricarica. Le abitudini si prendono da piccoli. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ha elaborato uno studio dal quale emerge come videogiochi, tablet e smartphone abbiano soppiantato i libri illustrati e il classico biberon, con tutte le conseguenze del caso: "La percentuale dei piccoli che guarda uno schermo per addormentarsi – ha sottolineato la dottoressa Marina Picca, della Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche, che con la Sipps ha promosso la ricerca – è del 72% tra i 5 ed i 9 anni, tra i 10 e i 13 anni sono otto su dieci. La durata del sonno è risultata minore quando il bambino ha la televisione in camera".

Una lampadina, un neon, possono confondere i nostri sensi. Anche tendaggi o avvolgibili che impediscono alla luce di rischiarare l’interno di uffici e appartamenti finiscono per spostare il ciclo sonno-veglia. Gli occhi contengono alcune speciali cellule che funzionano come una fotocellula. Quando percepiscono una fonte luminosa avvertono il cervello, l’ipotalamo, che si regola alternando le funzioni, e di notte rallenta il metabolismo e gli ormoni, ad esempio informa l’epifisi affinché produca melatonina. La stessa melatonina che prendiamo per il jet lag da fuso orario. Si chiama cronobiologia, le applicazioni valgono anche per chi si sottopone a trattamenti contro il cancro, per ottenere dalla chemio il massimo beneficio si cambia bioritmo.

La privazione di sonno, ad esempio nei lavoratori del turno di notte, accelera l’aggregazione di beta-amiloide (una proteina normalmente prodotta ma anche eliminata nel cervello sano) in placche extracellulari, che sono caratteristiche della malattia di Alzheimer. Dormire bene, curando anche eventuali disturbi del sonno, rappresenta un obiettivo importante nell’ambito di possibili strategie preventive per le malattie neurodegenerative. Farmaci da banco come la valeriana, la camomilla e la passiflora, garantisce Assosalute, sono blandi sedativi ugualmente utili allo scopo. Con l’arrivo dell’autunno le giornate si accorciano, presto ci sarà anche il cambio dell’ora, uno scombussolamento per l’organismo. Sono preziosi i consigli del medico di famiglia e del farmacista, ricordiamo che nei casi più complessi occorre rivolgersi ai centri di medicina del sonno, dislocati in tutta Italia. La tecnologia ha cambiato anche il modo di costruire il materasso. E dalla Nasa sono state sviluppate le nanotecnologie per avere un letto fresco che respira. Una azienda ha addirittura pubblicizzato i "personal trainer del sonno". "Per il nostro organismo, dormire bene è importante quanto nutrirsi o dissetarsi – spiega il professor Lino Nobili, coordinatore Scientifico del Progetto Sonno&Salute –. Qualsiasi situazione può contribuire ad alimentare problemi di natura psicologica e cognitiva così come di natura endocrina, immunologica e cardio-vascolare. Intervenire precocemente sui disturbi del sonno può essere determinante per migliorare lo stato di salute complessivo della persona".

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