Mercoledì 24 Aprile 2024

Quanta fretta ma dove corri dove vai

La nostra vita ad alta velocità

Qualche sera fa, a casa di amici, dopo cena hanno proiettato i filmini delle vacanze, usanza ormai caduta in prescrizione da tempo immemorabile. Si trattava, poi, di vecchie vacanze: un viaggio in Argentina e uno in Egitto che risalgono alla fine degli anni Novanta e all’inizio dei Duemila. Il giorno dopo, l’amico padrone di casa mi ha inviato il seguente messaggio: "Mi spiace per la lunghezza dei video di ieri sera. Ma mi sono accorto di una cosa: i montaggi di 20 anni fa non risentivano dell’urgenza galoppante che pian piano ha assalito la gente. Oggi ogni cosa deve durare la metà. O un quarto".

Insomma quasi si scusava, l’amico, per avermi fatto perdere tempo. In realtà, da uomo nato e cresciuto in un altro secolo, anzi in un altro millennio, non mi ero affatto annoiato nel vedere quei filmini, così ricchi di dettagli, di particolari che magari oggi paiono superflui, ricchi perfino di pause e di silenzi, come del resto è ricca, di pause e di silenzi, la vita stessa, anche se cerchiamo di bruciarla sempre più in fretta. Soprattutto, l’amico non deve scusarsi di nulla perché la serata trascorsa a vedere dei vecchi VHS (ma personalmente ricordo anche quelle con i Super 8) è stata l’occasione per accorgerci, quasi di colpo, come siamo cambiati. Non dico come siamo peggiorati: ogni epoca ha le proprie caratteristiche. Dico come siamo cambiati. Diversi.

Sicuramente, corriamo a una velocità un tempo impensabile. Ricordate i balletti del varietà della tv in bianco e nero? Duravano 6- 7 minuti l’uno: un tempo che oggi non riusciremmo a trascorrere senza mettere mano al telecomando, o peggio a qualcosa da scagliare contro lo schermo. E gli sceneggiati? I Maigret con Gino Cervi che impiegava un quarto d’ora per bere una birra? Così erano anche i telegiornali, così era il calcio con i suoi meravigliosi passeggiatori, così era per ciascuno di noi l’attesa di una telefonata o di una lettera. Oggi abbiamo una tale fretta nel mandare un messaggio su whatsapp che neppure ne controlliamo l’ortografia; e a mano, poi, non sa scrivere più nessuno. Ripeto: non dico che fosse meglio allora. Personalmente, non saprei rinunciare a uno smartphone, ai treni ad alta velocità, a internet, ad Amazon. Dico solo che la vista di un filmino delle vacanze di appena vent’anni fa diventa sorprendente perché ci mette di fronte – più di quanto immaginavamo – alla realtà di un cambiamento che probabilmente mai, nella storia dell’umanità, è stato così rapido.