Quando morì il povero Alfredino

I quarantanni di Vermicino

Ricorre fra pochi giorni il quarantesimo anniversario di un evento che ha cambiato per sempre il modo di fare informazione, introducendo la velocità anzi la simultaneità della notizia, le breaking news, la vita in diretta. Il 10 giugno 1981, verso le sette di sera, un bimbo di sei anni – Alfredo Rampi detto Alfredino – mentre rientrava da solo a casa cadde in un pozzo artesiano nella campagna di Vermicino, una frazione di Frascati, appena fuori Roma. Allarmati nel non vederlo rientrare per cena, i genitori diedero l’allarme. Solo dopo alcune ore ci si accorse che il bambino era appunto precipitato in quel pozzo, rimanendo bloccato a una profondità di 36 metri.

Arrivarono "sul posto" - come usava allora dire nel linguaggio della cronaca nera - i vigili del fuoco e poi la Protezione Civile. L’imboccatura del pozzo era strettissima e per raggiungere il bambino si pensò di scavare un tunnel parallelo.

Le notizie allora viaggiavano lente. I quotidiani del mattino non fecero in tempo. Qualcosa cominciarono a scrivere i quotidiani del pomeriggio, che erano allora praticamente l’unico strumento a disposizione degli italiani per venire a conoscenza di quanto accadeva nella notte e in mattinata. C’erano naturalmente i Tg, ma non certo come adesso. Edizioni alle 13 e alle 20, e stop.

Furono appunto il Tg1 e il Tg2 delle 13 dell’11 giugno a dare la notizia. Quel che accadde poi, non era prevedibile. Una folla di almeno diecimila persone si radunò attorno al pozzo per assistere ai tentativi di salvataggio. Alle 16,30 del 12 giugno arrivò anche Sandro Pertini, il presidente della Repubblica. Fu a quel punto che la Rai cominciò la prima grande diretta di cronaca della storia. Diciotto ore consecutive a reti unificate, con ventun milioni di italiani inchiodati davanti alla tv.

Lavoravo allora al Corriere d’Informazione, uno di quei giornali del pomeriggio. Era una sorta di seconda uscita del Corriere della Sera e veniva stampato in due edizioni: la prima, che si chiamava “Ultima“, chiudeva in tipografia alle dieci del mattino e arrivava in edicola a mezzogiorno; la seconda, che si chiamava “Ultimissima“, chiudeva alle due del pomeriggio ed era in edicola alle quattro.

La mattina del 13 giugno vedemmo in tv che un volontario calatosi nel pozzo era riuscito ad afferrare il polso del bimbo. Fu azzardato un titolo: "Alfredino è salvo". Ma quando, appena due ore più tardi, il giornale arrivò in edicola, il piccolo era già scivolato ancora più giù e il suo cuore aveva smesso di battere.

Poco dopo, il 15 dicembre dello stesso 1981, morì anche il Corriere d’Informazione, ucciso da una diretta tv e da un mondo che stava cambiando per sempre.