Qatargate, indagini nate da una talpa. I giudici: "Panzeri anima della frode"

Sotto la lente i viaggi all’estero dell’ex europarlamentare Pd. Nel 2011 in Marocco col placet di Rabat. Il mandato d’arresto: "Il politico sembra aver sviluppato e animato una vasta organizzazione criminale"

Eva Kaili

Eva Kaili

Spunta anche una talpa nell’inchiesta Qatargate, una ’fonte’ che secondo gli inquirenti inchioderebbe le responsabilità di Antonio Panzeri come ’anima della frode’ che sta scuotendo non solo l’Europarlamento, mettendo in crisi addirittura la maggioranza Ursula, ma anche il Pd che ieri ha sospeso il deputato Andrea Cozzolino coinvolto nell’inchiesta.

Intanto, però, i riflettori sono ancora su Panzeri che, secondo gli inquirenti, quando era presidente della delegazione del Parlamento Europeo per i rapporti con il Maghreb, sarebbe andato in Marocco nel 2011 programmando una tappa a Tindouf, nel Sahara algerino, con il placet delle autorità marocchine. La visita nella capitale del popolo Saharawi avrebbe ricevuto via libera del Regno del Marocco, al fine di preservare la credibilità dell’"amico italiano", già accusato di essere filomarocchino dal Fronte Polisario, che ha storici rapporti con la sinistra italiana. Lo riporta Le Soir, quotidiano francofono belga, che ha citato fonti giudiziarie belghe e fonti aperte, in particolare fa riferimento a documenti confidenziali diffusi tra il 2014 e il 2015 da un hacker che si faceva chiamare Chris Coleman, dietro il quale, secondo la stampa marocchina, si celava un agente dell’intelligence algerina.

Secondo una nota urgente inviata a Rabat nell’ottobre 2011 dalla Missione marocchina presso l’Ue, a margine di una plenaria a Strasburgo, un rappresentante della Missione, ha avuto un "colloquio informale" con un collaboratore di Panzeri, recando un "messaggio" delle autorità del Regno. Oggetto della nota è la preparazione della visita di Panzeri, da effettuare due settimane dopo. "La visita a Tindouf è indispensabile per rafforzare la credibilità di Panzeri presso l’Algeria e il Fronte Polisario, dopo che quest’ultimo lo ha accusato di essere pro-marocchino".

Panzeri, quindi, sempre secondo gli inquirenti, "sembra aver sviluppato e animato" una "vasta organizzazione fraudolenta" - si legge nel mandato di arresto - i cui "atti criminali" avrebbero avuto una "natura complessa, organizzata e ripetitiva". Che avrebbero fruttato molto bene, almeno a giudicare quanto viene scritto, sempre nelle carte dell’inchiesta che riportano il risconto di cifre definite definite "consistenti" quelle trovate sui primi dei sette conti italiani che la Guardia di Finanza, ha acquisito e tutti riconducibili all’ex europarlamentare Panzeri, al suo ex collaboratore Francesco Guidi e a Luca Visentini, segretario generale della confederazione internazionale sindacati.

L’analisi dei conti verrà poi inviatai alla magistratura di Bruxelles anche se le cifre trovate nei conti italiani non sarebbero paragonabili a quelle sequestrate a Bruxelles. Il giudice istruttore Michel Claise, come si legge nel mandato di arresto europeo che riguarda Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, moglie e figlia dell’ex europarlamentare, deve infatti effettuare audizioni di testimoni, "localizzare i documenti contabili, bancari e di altro tipo necessari per il proseguimento delle indagini, nonché trovare altre persone verosimilmente coinvolte in questa vasta organizzazione fraudolenta ed eventualmente smantellare i possibili circuiti di riciclaggio di denaro". Nei giorni scorsi sono stati sequestrati in Italia, a casa della famiglia di Panzeri, 17 mila euro in contanti e in quella di Giorgi 20 mila euro sempre in contanti. Non è escluso in futuro l’apertura di un a indagine autonoma a Milano.