Giovedì 18 Aprile 2024

Putin a un passo dalla guerra totale La tv: 3 minuti per distruggere Londra

La propaganda illustra le potenzialità del supermissile Sarmat. In una manciata di secondi raggiunge le grandi capitali

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di Giovanni Panettiere

È proprio vero che niente più delle parole dà la misura della realtà dei fatti. Se ne stanno rendendo conto anche al Cremlino, dove, dopo oltre due mesi d’invasione su larga scala dell’Ucraina, spacciata per ’operazione speciale’, nonostante bombardamenti e massacri di civili in ogni quadrante del Paese, sembrano a un passo dal gettare la maschera. E chiamare ’guerra totale’ a Kiev quello che l’Occidente ha capito già dallo scorso 24 febbraio, primo giorno di scontro. A sentire i media britannici, in testa il ’The Independent’, sarebbe questione di ore per la svolta (non solo) linguistica.

Il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, starebbe per cedere alle richieste dei militari. I vertici dell’esercito, impegnato sul campo in una manovra a tenaglia per chiudere le truppe nemiche dentro una sacca nell’ovest dell’Ucraina, chiedono che l’annuncio avvenga durante la parata della ’Giornata della vittoria’, il 9 maggio. La data, inizialmente cerchiata in rosso dallo zar per concludere ’la denazificazione’ del Donbass, porterebbe a un’acclarata conflittualità a tutto campo con Kiev. Coniato in Germania a cavallo fra XIX e XX secolo, dai generali Carl von Clausewitz ed Erich Ludendorff, il concetto di guerra totale implica l’utilizzo di tutte le risorse disponibili di uno Stato per annientare un Paese rivale. Passando dalla teoria alla realtà russa-ucraina, consentirebbe al Cremlino di proclamare la legge marziale, chiedere maggiore aiuto bellico agli alleati (Bielorussia, in primis) e avviare la mobilitazione militare di massa che poi bisognerà far digerire all’opinione pubblica in terna, madri, mogli e figli.

Comunque la si veda, non proprio il segno migliore che le operazioni sul campo per Mosca stiano procedendo come auspicato. Non a caso, sulle tv di Stato, da Channel One a Rossija 1, la propaganda scorre a pieno regime. Un occhio all’interno del Paese per affermare la potenza russa, un altro all’Europa, per lanciare un avvertimento: nei programmi è un tripudio di mappe e analisi di esperti militari sul nuovo missile Sarmat – "l’arma in più per difendersi dalle minacce" secondo Putin – che potrebbe raggiungere in 106 secondi Berlino, una manciata in più per raggiungere Londra (202) o Parigi (200).

Il capo del Cremlino continua ad essere nel mirino di Londra. Che ribadisce, stavolta in una telefonata tra il premier britannico Boris Johnson e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di voler rafforzare Kiev, perché "Putin fallisca", come riporta la Bbc. Un obiettivo geopolitico su cui, stando a molti analisti internazionali, convergerebbero al momento Regno Unito e Usa, non la Francia.

Sul fronte di guerra a Izyum, secondo l’Institute for the Study of War (Isw) – think tank con sede negli Usa – non sono stati registrati avanzamenti russi, a testimonianza del successo di Kiev nel rallentare gli attacchi a oriente. Nondimeno, una grande controffensiva nell’area della seconda città ucraina, Kharkiv, appare da escludere. Spostandosi nel sud del Paese l’armata di Mosca ha ripreso a prendere di mira Odessa. Nello specifico, l’aereoporto che è stato colpito da un missile: distrutta e resa inagibile la pista dello scalo, ma non vi sono notizie di vittime. Procedendo a est, continua l’agonia di Mariupol. Quasi tutti gli edifici della tentacolare acciaieria Azovstal, ultima roccaforte ucraina in città, sono stati ridotti in macerie. Nell’impianto restano asserragliati i combattenti del battaglione ultranazionalista Azov. Nei tunnel vi sarebbero 600 feriti, tra loro anche amputati. In più centinaia di civili, compresi 60 bambini, per Mosca null’altro che scudi umani dei resistenti. Sempre secondo fonti russe, confermate stavolta dai vertici di Azov, ieri un piccolo gruppo di 20 civili, tra cui 6 bimbi, sono stati evacuati dalla Azovstal. Non è chiaro, però, dove siano stati portati.

In campo diplomatico la stagnazione è palese. Da segnalare solo che Kiev ha offerto alla Cina di "diventare uno dei garanti della sicurezza ucraina". Lo ha riferito il ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, durante un’intervista con l’agenzia di stampa Xinhua. Per il resto, lo stallo nel dialogo è attribuito dal ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov alla Nato, accusata di evocare spettri di guerra nucleare. La revoca delle sanzioni contro Mosca – ha detto il capo della diplomazia del Cremlino – fa parte dei negoziati di pace che continuano ogni giorno, ma sono "difficili". Un modo diverso per dire all’Occidente che, senza la revoca delle prescrizioni, l’occupazione continua. Ma almeno (forse) la Russia avrà la dignità di chiamarla col suo nome: guerra, guerra totale.