Mercoledì 24 Aprile 2024

Pusher morto nel bosco della droga Carabiniere indagato per omicidio

Il corpo rinvenuto in fondo a un dirupo grazie a una telefonata anonima: aveva una ferita da arma da fuoco. Poche ora prima in quell’area c’era stata una retata ed erano stati esplosi dei colpi. Trovati dei bossoli

di Ivan Albarelli

CASTELVECCANA (Varese)

Sono le sette di venerdì sera quando una telefonata anonima fa accorrere ambulanze e vigili del fuoco in una zona boschiva a 800 metri d’altezza, a ridosso della strada che dal lago Maggiore s’inerpica su per l’oasi protetta del Campo dei Fiori (Varese). In fondo a un dirupo c’è il corpo senza vita di un uomo, accovacciato a un albero. È un maghrebino, giovane, senza documenti. A causarne la morte sembra essere stato un salto nel vuoto di un’ottantina di metri. L’epilogo dell’ennesimo regolamento di conti fra bande rivali di spacciatori ormai padroni dei “boschi della droga“, aree verdi ai margini dei centri abitati che in Lombardia – dal Varesotto, al Comasco, al Milanese – sono diventate da anni territori fuorilegge dove vendere stupefacenti di ogni tipo alla luce del sole e, quando serve, fare da scenario a sparatorie e accoltellamenti fra pusher.

Il corpo presenta però una ferita da proiettile sul fianco destro, come confermerà in seguito l’autopsia. Al maghrebino hanno quindi sparato prima del volo nella scarpata. La spiegazione più immediata, e cioè che il giovane possa essere stato punito con la vita per qualche sgarro, viene però accantonata dall’indagine subito avviata dalla Procura della Repubblica di Varese. Il quadro cambia completamente quando emerge che, proprio in quella zona, nel pomeriggio, i carabinieri avevano portato a termine una retata antidroga. Una delle tante messe in atto per bonificare l’area e ridare un po’ di tranquillità ai residenti dei Comuni limitrofi.

Un blitz che si fa tuttavia sempre più concitato e che culmina in una sparatoria, con un sottufficiale dell’Arma che a un certo punto, convinto di trovarsi davanti a persone a loro volta armate e sentendosi in pericolo, impugna l’arma di ordinanza e preme il grilletto. Ci sono poi quei due bossoli di piccolo calibro rinvenuti a terra e riconducibili a una classica “arma corta“. Potrebbe dunque essere uno dei proiettili in dotazione al carabiniere ad avere raggiunto il maghrebino nella zona lombare?

È l’ipotesi su cui stanno lavorando i magistrati, che hanno iscritto il militare nel registro degli indagati. L’accusa è di omicidio. Bisognerà tuttavia attendere lo svolgimento di ulteriori e accurate indagini per chiarire la dinamica dei fatti, a cominciare dalle traiettorie degli spari e dalla tipologia di proiettile che ha ferito il giovane, prima di poter percorrere questa pista. "Qualsiasi altra ricostruzione alternativa rispetto alla responsabilità del militare non può essere esclusa", ha infatti sottolineato il procuratore della Repubblica Massimo Politi. Il sottufficiale, intanto, è stato sospeso dal servizio.