"Punito chi ha appoggiato Mosca Una lezione per Lega e grillini"

Il politologo Campi: le prossime coalizioni di governo saranno fondate sull’affidabilità euro-atlantica "La Meloni è stata intelligente e si è sganciata da una parentela ideologica che poteva risultare letale"

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di Raffaele Marmo

La lezione francese per l’Italia? "Ci dice quanto sia diventato decisivo il fattore anti-Putin nel voto o, comunque, la variabile internazionale. E, dunque, quanto anche i partiti italiani che hanno avuto simpatie ideologiche o atteggiamenti ambigui per la Russia di Putin, come Lega e grillini, possano subire, in prospettiva, contraccolpi negativi significativi. Tant’è che non è da escludere, anzi, che le prossime coalizioni di governo avranno, come elemento dirimente, l’affidabilità euro-atlantica". Alessandro Campi (foto), professore a Perugia di Scienza politica, direttore della "Rivista di politica", offre una lettura del voto d’Oltralpe che va oltre le categorie di destra e sinistra e punta dritto alla lunga traversata nel deserto che abbiamo davanti anche noi.

Dunque, la Marine Le Pen perde per l’antico legame con Putin e la stessa cosa potrà accadere in Italia per chi, come Matteo Salvini o Giuseppe Conte, abbia avuto a che fare con lo zar di Mosca?

"Chiunque abbia avuto a che fare con Putin, che è diventato come la lettera scarlatta, il nemico pubblico numero uno del mondo euro-occidentale, si porta dietro questo stigma di inaffidabilità che pesa nel giudizio degli elettori. Perché se si deve affidare il governo a qualcuno, in questa congiuntura internazionale che non finirà oggi, la maggioranza non affiderebbe il proprio Paese a una persona che si teme possa avere avuto strane infatuazioni per queste signore".

Con Putin hanno avuto cedimenti anche leader liberal o social-democratici.

"Certo. Ma non è la realpolitik in discussione. Mi riferisco, invece, a chiunque abbia visto in Putin un modello esportabile o vi abbia avuto a che fare in maniera equivoca. Salvini, per esempio, non l’ha capito o non gli interessa e continua in questo atteggiamento ambiguo. Ma anche il mondo grillino finirà per pagare questa ambiguità di fondo".

Perché anche i grillini pagheranno pegno?

"Prendiamo la vicenda dei russi che sono venuti in Italia durante il governo Conte II: all’epoca fu una vicenda sottovalutata, perché tutto passava per aiuto umanitario, mentre oggi a mente fredda stiamo realizzando che si è verificato un episodio gravissimo. Un capo di governo di un Paese occidentale, membro della Nato, ha fatto entrare soldati russi travestiti da medici. In questo contesto internazionale diventa un motivo di esclusione non dalla vita pubblica, ma da responsabilità di governo sì. E questo oggi è un problema soprattutto per il Pd e per Letta".

Anche la Meloni ha avuto simpatie putiniane.

"Sì, ma ha avuto l’intelligenza di capire immediatamente la svolta in atto. Giorgia Meloni, non a caso, si è subito sganciata, anche opportunisticamente (ma in politica ci sta l’opportunismo), da quella che poteva essere una parentela ideologica che in prospettiva poteva diventare mortale per lei".

Ma quale sarà l’effetto del fattore internazionale in Italia?

"Penso che sia destinata a pesare molto nella composizione dei governi: sarà un fattore di polarizzazione dentro gli schieramenti e tra gli schieramenti. Centro-destra e centro-sinistra non esistono più".

La Francia è avvantaggiata dal semi-presidenzialismo r dal ballottagio. Da noi possiamo immaginare una nuova grande coalizione anche nel dopo elezioni del 2023?

"Una grande coalizione o anche una coalizione di governo cementata da una comune visione di politica internazionale. Per divertimento, ho ipotizzato un governo rosso-nero. Un paradosso, ma con quello che sta succedendo, può diventare plausibile. Un governo Letta-Meloni con anche Forza Italia basato sul discrimine tra chi sta con l’Europa e gli Stati Uniti e chi è tiepido. Un governo degli atlantisti. Senza grillini e senza leghisti".