L’allarme degli psichiatri: "Ragazzi sempre più soli. Lo sballo è in cameretta"

Lo psichiatra Mencacci e il disagio fra gli adolescenti dopo il caso della ragazza morta a Monza: il 10% usa psicofarmaci a "scopo ricreativo"

Lo psichiatra Claudio Mencacci

Lo psichiatra Claudio Mencacci

L’allarme sociale per le nuove generazioni e le loro famiglie si nasconde dietro una percentuale: il 10% di adolescenti fa uso di psicofarmaci per sballarsi. Non solo, l’incremento del ricorso ’fuoriluogo’ a benzodiazepine e altri medicinali psichiatrici fra i giovanissimi è aumentato del 15-20% negli ultimi cinque anni. Un allarme evidenziato da quanto accaduto ieri a Monza dove una ragazza di 18 anni è morta dopo aver uingerito psicofarmaci durante una serata passata con un'amica. I dati, che aprono una finestra sulla nuova concezione dello sballo fra i minori, si ricavano dal XXIV Congresso nazionale della Società italiana di Neuro-Psico-Farmacologia, il cui co-presidente è Claudio Mencacci, direttore emerito di Psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano.

Professore, fino a qualche tempo fa i ragazzi per sballarsi andavano alle feste, si ubriacavano e drogavano in gruppo oggi, invece, si chiudono in cameretta, al massimo con un amico, per farsi di psicofarmaci e alcol. Che cosa sta cambiando a livello sociale?

"Sta mutando il senso dello sballo ricercato dagli adolescenti. Prima tendevano a una ricerca del piacere fine a se stesso, da vivere insieme agli altri in una sorta di ’lubrificazione sociale’. Adesso i vogliono estraniarsi dal reale, dalla loro condizione di sofferenza e di disagio. Cercano di non pensare più a niente. Lo sballo è sempre più un fenomeno intimistico".

Da che età incomincia questo uso ’ricreativo’ degli psicofarmaci, per usare la terminologia del vostro congresso?

"Inizia già a 13-14 anni ed è in grande crescita, considerando anche che il 28% dei giovanissimi fruitori di psicofarmaci fuori da un corretto percorso terapeutico reperisce questi medicinali via Internet".

Con quali rischi?

"Soprattutto in relazione al connubio con gli alcolici, particolamente diffuso tra le adolescenti, senza arrivare ad esiti infasusti dovuti ad aritmie o altro, più comunemente si possono sviluppare atteggiamenti violenti nei confronti di se stessi e degli altri. Oppure possono manifestarsi condotte disinibite, con ripercussioni non volute anche sulla sfera sessuale"

La solitudine crescente, dovuta alle misure anti-Covid e alla pervasività dei social fra i giovanissimi, quanto incide sul senso di sballo 2.0?

"Molto, i giovani sono sempre più soli, hanno meno legami sociali reali e anche il desiderio di sballarsi è sempre più una questione privata".

Non trova che l’uso drogastico degli psicofarmaci sia da imputare, almeno in parte, ad una certa ’leggerezza’ degli psichiatri nel prescrivere antidepressivi?

"Assolutamente no. I sintomi depressivi sono in crescita del 35% fra gli adolescenti. Dopo 4-5 visite con lo specialista, il ricorso ai farmaci è previsto dai protocolli. Gli psicofarmaci, insieme ad un percorso terapeutico a 360 gradi, sono fondamentali per curare le patologie mentali. Il problema nasce nel momento in cui in questi medicinali i ragazzini scorgono, se non un mezzo di sballo, una rassicurazione per migliorare le proprie performance scolastiche e i livelli di attenzione".

Se non è l’ambulatorio medico, allora gli adolescenti dove maturano questo infausto ricorso agli psicofarmaci?

"Spesso purtroppo il problema è a livello famigliare. Certe pastiglie vengano lasciate a disposizione dei figli come aspirine".