Vaccino Covid: protezione giù dopo 5 mesi. Israele verso la quarta dose

Gerusalemme si conferma il laboratorio mondiale della lotta al Covid. Il governo: "Con la terza iniezione over 60 coperti all’86% dal contagio"

Vaccinazione anti Covid

Vaccinazione anti Covid

Mentre la quarta ondata di pandemia colpisce il Paese e le cifre dei contagiati raggiungono livelli record, le autorità sanitarie israeliane sono impegnate in una somministrazione di massa della terza dose di vaccino Pfizer. Israele (qui i risultati di un maxi studio) è in questo campo il primo al mondo e molti occhi sono puntati sulla sua esperienza. A monte vi è un’anteprima degli ultimi studi condotti dal Maccabi Healthcare Services e della Yale School of Public Healt che registrano un sensibile calo della protezione vaccinale cinque-sei mesi dopo la chiusura del ciclo d’immunizzazione. Da qui la corsa al secondo richiamo.

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Postazioni di vaccinazione vengono tenute aperte nelle principali città anche 24 ore al giorno e attorno si creano lunge code. Concepita a fine luglio solo per gli oltre sessantenni, adesso l’immunizzazione viene offerta a tutti quanti abbiano oltre 12 anni, a condizione che siano trascorsi cinque mesi dalla seconda dose. Unità mobili sono incaricate di raggiungere località periferiche del Paese e localizzare anziani e quanti hanno difficoltà di spostamento.

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I numeri sono da capogiro: dal 1 agosto, quando è scattata l’operazione, 2,7 milioni di Israeliani (su un totale di 9,2) hanno richiesto la terza dose. Sono 5,5 milioni quelli che per ora ne hanno solo due e 6 milioni quelli con una. Intanto all’orizzonte si profila la possibilità che all’inizio del 2022 occorrerà provvedere anche ad una quarta dose. La decisione di somministrare la terza dose è stata molto combattuta. Ancora il 23 luglio, in una drammatica consultazione fra decine di esperti del ministero della sanità, si erano opposte due diverse visioni del problema. Da un lato, vi erano quanti temevano per la incolumità degli anziani, dall’altro quanti invece in assenza di dati solidi suggerivano di non lanciarsi in avventure rischiose.

Decisivo è stato l’intervento del premier Naftali Bennett che un anno fa ha pubblicato un libro intitolato: ‘Come sconfiggere la pandemia’. Essa – sostiene – va contenuta, ma non al costo di bloccare la attività del mercato. Anche da qui la necessità di vaccinazioni a tappeto. In un documento del 19 agosto, il ministero della Sanità ha rilevato "un calo significativo nel tasso di contagio e di ricoveri degli over 60 che hanno ricevuto la terza dose, rispetto ai loro coetanei che ne hanno ricevute solo due". Per quanto riguarda i contagi, la protezione fra i primi è di "quattro volte superiore" rispetto a quella dei secondi. Per le forme gravi di malattia o eventuali ricoveri, la loro difesa è "5-6 volte superiore".

Di fronte alla particolare aggressività della variante Delta, anche quanti hanno ricevuto una terza dose di Pfizer rischiano un contagio: ma hanno probabilità molto migliori di uscirne senza gravi conseguenze. Dieci giorni dopo la somministrazione della terza dose, ha rilevato la cassa mutua Maccabi, fra gli over 60 la difesa dal contagio sale a 86 per cento. Alla variante Delta (che la settimana scorsa ha provocato fino a 10mila contagi quotidiani) Israele oppone dunque una campagna martellante di vaccinazione di massa che è riuscita almeno a tenere sotto controllo il numero dei malati gravi (660-700, negli ultimi giorni). Ma le incognite restano: la prima riguarda il possibile indebolimento della terza dose, così come già avvenuto per le prime due. Inoltre potrebbero entrare in campo nuove varianti.