Prostitute uccise a Roma, l’arma non si trova. Il ’biondo’ guardato a vista in cella

Oggi l’autopsia sulle tre donne. De Pau (in isolamento) potrebbe aver gettato lo stiletto durante la fuga

Giandavide De Pau portato in carcere dalla polizia

Giandavide De Pau portato in carcere dalla polizia

Roma, 21 novembre 2022 - Una notte agitata, quella trascorsa in isolamento nel carcere romano di Regina Coeli da Giandavide De Pau, detto ‘Giangi il biondo’, 51 anni, fermato e accusato di essere l’autore dei tre femminicidi avvenuti nel quartiere Prati lo scorso giovedì. Parole confuse, ricostruzioni frammentarie, mezze ammissioni, un grande caos che accompagna questo discusso personaggio, cronico dipendente dalle droghe e feroce pregiudicato, noto negli ambienti della mala romana per essere stato a lungo il braccio destro, l’autista e il factotum del boss di camorra Michele Senese, ‘zio Michele’, detto anche ‘o pazz’ per la sua abilità di entrare e uscire dagli ospedali psichiatrici giudiziari con certificati di medici compiacenti, quasi sempre fasulli.

Approfondisci:

Killer Roma, De Pau: "Ho ucciso le donne cinesi, non Martha Torres". Guardato a vista

Killer Roma, De Pau: "Ho ucciso le donne cinesi, non Martha Torres". Guardato a vista

Tre donne barbaramente uccise da una lama, forse uno stiletto, non ancora ritrovata e con un movente non ancora tutto da scrivere. Per ‘Giangi il biondo’, guardato a vista dagli agenti di sorveglianza, l’udienza di convalida da parte del gip potrebbe avvenire tra domani e mercoledì. Si attende che il pm formalizzi la richiesta al gip, al momento non gli contesta la premeditazione nel reato di omicidio plurimo aggravato, vedremo cosa succederà nelle prossime ore e come verrà strutturata l’accusa nei suoi confronti. Gli investigatori attendono i risultati dell’autopsia che si svolgerà questa mattina all’istituto di medicina legale del ‘Gemelli’: il perito incaricato dalla procura dovrà stabilire se le ferite mortali e quelle più superficiali sono state provocate sulle tre donne dallo stesso tipo di arma bianca.

La linea difensiva del ‘biondo’ – non si capisce quanto spontanea o quanto indotta dal calcolo – è di non ricordare le sequenze del triplice omicidio. Per sette ore ha ripetuto che è stato nell’appartamento delle due prostitute cinesi in via Riboty e di rammentare l’abbondante sangue sparso nell’abitazione, ma ha negato di essere andato a sgozzare la 65enne colombiana che viveva in via Durazzo, teatro del terzo omicidio. Verità o finzione? Se la tesi fosse confermata, vorrebbe dire che la terza donna sarebbe stata uccisa da un secondo killer, un’ipotesi su cui gli inquirenti appaiono molto scettici, anche perché avrebbero in mano un fotogramma che ritrae il ‘biondo’ proprio in via Durazzo. De Pau, che si era da tempo eclissato nei narcotraffici della malavita capitolina (si sarebbe in apparenza dedicato alla vendita di Rolex e all’allevamento di asini), dopo essere stato un pezzo da novanta accanto a ‘zio Michele’ Senese (condannato all’ergastolo), è un assuntore abituale di cocaina, fino a giovedì era in cura al Sert e sotto terapia farmacologica per una patologia psichiatrica. In queste ore, si completano i riscontri sulla sua confessione e sui due giorni trascorsi "a vagare senza mangiare e dormire, con i vestiti ancora sporchi di sangue".

A lui le forze dell’ordine sono arrivate grazie al telefonino cellulare lasciato a casa delle cinesi, alla testimonianza di una donna cubana con cui aveva trascorso la serata precedente a ‘sniffare’ e ad una telefonata fatta dalla sorella Francesca che lo aveva visto rincasare e adagiarsi a dormire sul divano con il giubbino sporco di sangue. L’uomo farfugliava, lasciando intuire di avere commesso qualcosa di molto grave. A quel punto la donna, sapendo che De Pau era solito frequentare prostitute ed era violento con le donne (era stato in passato arrestato per lo stupro di una brasiliana ai Parioli, fingendosi un idraulico), ha allertato la polizia. "Non c’era scelta, mio fratello da tempo combatte con molti problemi, la droga, disturbi della personalità e psicologici. Quando con mia madre abbiamo visto cos’era accaduto a Prati abbiamo pensato che Giandavide fosse coinvolto".