Propaganda sì, istigazione no Il nodo è la libertà di pensiero

Il ddl lascia ampio margine di interpretazione sul nesso tra opinioni e atti violenti commessi da altri

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Con il ddl Zan l’omofobia nel codice penale viene equiparata al razzismo e all’odio su base religiosa. Questa legge aggiunge ai passaggi del codice penale (articolo 604 bis) che già puniscono, con il carcere fino a un anno e sei mesi, le discriminazioni a sfondo razziale, etnico o religioso, anche quelle basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Prevede pene fino a 4 anni per chi istiga a commettere discriminazioni o violenze omofobe così come oggi è previsto per quelle di stampo razzista e punisce anche chi organizza o partecipa ad associazioni che istigano a discriminazione e violenza.

A differenza del razzismo, le norme sull’omofobia non si applicano al reato di propaganda, ma solo all’istigazione a commettere discriminazione o violenza: l’articolo 4 salva "la libertà di espressione di convincimenti e opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti". Ma è proprio questo uno dei punti contestati dalla Santa Sede, ma anche da più osservatori laici. Il ddl Zan istituisce, però, anche una giornata nazionale "contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia" da tenersi il 17 maggio, anche nelle scuole paritarie e in quelle cattoliche.

In primo piano, è il nodo della libertà di espressione e della labile distinzione tra propaganda e istigazione. "Gli articoli 4 e 7 – spiega Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale – lasciano un ampio margine interpretativo. Troppo ampio. Il rapporto anche temporale e di contesto tra una posizione culturale e religiosa espressa e l’eventuale successivo atto violento o discriminatorio è vago. Addirittura le associazioni cattoliche potrebbero essere perseguite per i ruoli differenti al loro interno tra uomini e donne. O perché le donne sono escluse dal sacerdozio. Ancora: un’università cattolica potrebbe essere denunciata penalmente per l’adozione di testi di bioetica, come già c’è chi preannuncia di fare, non appena il Ddl Zan sarà approvato". Ma gli stessi rischi vanno oltre l’ambito religioso.

e.m.c.