Promossi & bocciati Da Pregliasco a Gallera, affonda il partito del Covid

È andata male anche al musicista Alberto Veronesi, figlio di Umberto, e al professor Zecchi. Tra i campioni il sindaco uscente di Brescia Emilio Del Bono: quasi 36mila preferenze

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I lombardi sembrano non voler aver più nulla a che fare con chiunque sia in qualche modo legato alla pandemia. È questo il dato che salta all’occhio quando si scorre la lista dei candidati rimasti fuori dal Consiglio regionale lombardo. Fuori dai giochi, almeno temporaneamente, resterà il forzista Giulio Gallera, assessore regionale alla sanità nella prima fase del Coronavirus, quella più critica, poi sostituito da Letizia Moratti. Cinque anni fa Gallera brindava all’elezione da campione di preferenze: ne aveva riscosse oltre 11mila. In questa tornata elettorale si è fermato a 5.670, preceduto da Gianluca Comazzi (7.902).

Eclatante, però, anche il caso del virologo Fabrizio Pregliasco, divenuto un volto televisivo nei mesi della pandemia anche per la sua partecipazione al Comitato Tecnico Scientifico lombardo. Da capolista milanese del Patto Civico, il sodalizio di Pierfrancesco Majorino, candidato governatore di centrosinistra e M5s, Pregliasco ha preso 2.005 preferenze: troppo poche.

Infine, ecco Luca Degani. Fino a poche settimane fa era il presidente di Uneba Lombardia, l’associazione delle Rsa della regione, messe a dura prova dal virus. Poi la scelta di correre a Milano con la lista Lombardia Ideale, quella del governatore uscente, ora riconfermato, Attilio Fontana. Ma le urne non gli hanno sorriso: solo 417 voti. Altre esclusioni eccellenti sono, sul versante della cultura, quelle del filosofo e docente universitario Stefano Zecchi, in lizza per Fratelli d’Italia a Milano, ha rimediato solo 948 preferenze, mentre l’assessore regionale uscente alla Cultura, il leghista Stefano Bruno Galli, si è fermato a 490. Non è finita, però. Tra gli esclusi anche Alberto Veronesi, direttore d’orchestra, compositore e musicista, figlio del grande oncologo Umberto: 1.120 le preferenze ottenute a Milano con la lista di Fratelli d’Italia. Non è andata meglio agli sportivi. Il ciclista Claudio Chiappucci, soprannominato “El Diablo“, candidatosi con la lista civica di Letizia Moratti, aspirante governatrice del Terzo Polo, è stato costretto a rimanere a bordo pista: per lui appena 121 schede. Un altro velocista, il bresciano Sonny Colbrelli, in corsa con Forza Italia, ha fatto decisamente meglio (1.387 preferenze), ma anche per lui le porte del Consiglio regionale resteranno chiuse. Estromesso dall’aula a sorpresa Michele Usuelli, consigliere regionale uscente di +Europa nonché medico noto anche per le sue missioni nei campi e nei centri che ospitano migranti. Quanto ai campioni di preferenze, la copertina è tutta per Emilio Del Bono, sindaco uscente di Brescia candidatosi nella sua provincia come capolista del Pd, ha ottenuto addirittura 35.761 preferenze. Sempre nelle fila del Pd stupisce l’exploit di Paolo Romano, classe 1996, che a Milano fa il pieno di schede, ben 9.249, e si prende un posto al Pirellone. Più distaccato, nel Patto Civico per Majorino, Luca Paladini, leader milanese dei Sentinelli: per lui 3.790 preferenze, abbastanza per il suo primo mandato da consigliere regionale.

Nelle fila di FdI eletti candidati di indiscussa fama quali il giornalista Vittorio Feltri, direttore editoriale di Libero, che ha ottenuto 6.076 voti. Feltri era stato eletto anche in Consiglio comunale a Milano, ma rinunciò al seggio per motivi di salute. Ora ecco il ritorno. Via libera anche per Vittorio Sgarbi, candidatosi con la lista “Noi Moderati“ a Milano: a lui sono andate 873 preferenze. Essendo sottosegretario alla Cultura, dovrà decidere tra il Pirellone e il governo. Infine Chiara Valcepina (FdI), balzata gli onori delle cronache per l’inchiesta lobby nera, poi finita in un nulla di fatto. Per lei 5.464 voti e posto in Aula.

Giambattista Anastasio