Anticipiamo uno stralcio della prima autobiografia di Romano Prodi, scritta insieme al giornalista Marco Ascione, che sarà in libreria a partire da domani, edita per Solferino. Nel libro, l’ex premier ed ex presidente della Commissione Ue si racconta, a partire dagli anni dell’infanzia a Reggio Emilia insieme alla sua numerosa famiglia, fino al trasferimento a Bologna per l’università, e affronta il percorso della sua carriera politica Bologna, 15 settembre 2021 - "Strana vita, la mia. Sono del 1939. Appartengo a una generazione partita con la guerra, ma che poi è stata fortunatissima. Mi hanno chiamato Romano perché sono nato il 9 agosto, giorno di San Romano Martire. Con tanti figli iniziava a esserci penuria di nomi. Per la precisione sono stato battezzato anche come Lorenzo perché il giorno dopo, il 10 agosto, è San Lorenzo. Mi è andata bene: seguiva Santa Chiara. Alle medie non mi applicavo granché, mi piaceva di più giocare a pallone. E, in seconda, fui pure rimandato in inglese. Dopo l’esame di terza, i professori mi consegnarono una lettera. C’era scritto: inidoneo a un corso di studi liceali. La infilai in un tombino, camminando sulla strada verso casa. La cosa non mi turbò, semplicemente non la considerai neppure per un attimo. Una volta al liceo presi il gusto di studiare, forse anche troppo". "Arrivai alla maturità con una media molto elevata e potei godere, come premio per essere stato classificato tra i migliori maturati dell’Emilia, di una crociera nel Mediterraneo messa in palio dal Rotary: ovviamente il primo viaggio all’estero della mia vita. Conservo ancora un sentimento di gratitudine nei confronti del mio liceo, i cui professori erano i veri leader morali della città. Persone con una cultura elevatissima. Insegnando greco o latino ci parlavano anche di storia, di politica e dei fondamenti della società. Eravamo ...
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