Thyssen, la Cassazione conferma le condanne per i sei manager

La sentenza scrive la parola fine al processo per il rogo del dicembre 2007, in cui morirono 7 operai. Respinta la richiesta del pg che aveva chiesto un nuovo processo di appello per rideterminare le pene e le attenuanti

La gioia di Nino Santino, padre di una delle vittime del rogo della Thyssen (Ansa=

La gioia di Nino Santino, padre di una delle vittime del rogo della Thyssen (Ansa=

Roma, 13 maggio 2016 - Un pianto liberatorio e tanti abbracci. Così è stata accolta la decisione della Cassazione di confermare le condanne dell'appello bis nei confronti dei sei imputati per il rogo alla Thyssen nel quale, il 5 dicembre 2007, morirono sette operai. La pena più alta è di 9 anni e 8 mesi inflitta all'ad Harald Espenhahn, quella più bassa, di 6 anni e 3 mesi per i manager Marco Pucci e Gerald Priegnitz. Condannati inoltre gli altri dirigenti Daniele Moroni a 7 anni e 6 mesi, Raffaele Salerno a 7 anni e 2 mesi e Cosimo Cafueri a 6 anni e 8 mesi.

Alla lettura della sentenza, giunta dopo quattro ore di camera di consiglio, i familiari delle vittime sono scoppiati in lacrime così come Antonio Boccuzzi, deputato del Pd e unico superstite del tragico incendio. "Questo cielo nero un po' si è aperto, oggi abbiamo avuto tanta paura perché le parole del pg erano inaspettate. Ma la giustizia, quando vuole, sa dare le risposte giuste, come è avvenuto stasera", ha detto Boccuzzi. "Se è stata fatta giustizia? Non posso rispondere, perché le persone non possono più tornare in vita", ha aggiunto. 

"Se gli imputati sono stati condannati è perché non si poteva fare diversamente, le prove erano talmente chiare...", hanno esultato i familiari degli operai che hanno perso la vita nel rogo. "Non ci posso credere, non ci vogliamo credere - ha commenta la parente di un operaio deceduto nel rogo -. Per fortuna tutto il lavoro che hanno fatto i magistrati della procura di Torino non è stato buttato nella spazzatura. Loro hanno avuto il merito di recuperare tante di quelle prove che la sola metà basta". 

LA RICHIESTA DEL PG - Il verdetto scrive la parola fine al processo per l'incendio alla ThyssenKrupp di Torino. L'attesa è stata vissuta in un clima teso dopo che il sostituto pg della Cassazione, Paola Filippi, aveva chiesto di annullare le condanne per rideterminare le pene per i reati di omicidio colposo plurimo e per rivalutare il 'no' alle attenuanti per quattro degli imputati. Una richiesta che ha scatenato la protesta dei parenti delle vittime, che hanno abbandonato l'Aula della quarta sezione penale della Corte di Cassazione gridando "venduti, bastardi". Una dei parenti delle vittime in lacrime si era sfogata: "La Procura generale vuole un altro processo per consentire agli imputati di beneficiare di ulteriori sconti di pena. Tutto questo è una buffonata. Non si può più andare avanti così. Nemmeno una parola è stata riservata agli operai che hanno perso la vita in quell'incendio. Tutto questo è scandaloso".

NOVE ANNI DI PROCESSI - In primo grado la Corte di Assise di Torino con una storica sentenza in tema di morti sul lavoro aveva condannato a 16 anni per omicidio volontario con dolo eventuale l'amministratore delegato della Thyssen, Harald Espenhahn, e inflitto pene comprese tra i 13 anni e 6 mesi di reclusione e i 10 anni e 10 mesi agli altri dirigenti accusati, tra gli altri reati, anche di omicidio colposo plurimo aggravato dalla previsione dell'evento. La Corte di Assise di Appello di Torino, nel 2013, aveva però attenuato le pene per tutti gli imputati riqualificando in omicidio colposo aggravato il reato contestato a Espenhahn la cui condanna venne ridotta a 10 anni. Erano state poi le Sezioni Unite della Cassazione ad annullare con rinvio quella sentenza, ordinando un nuovo processo di appello al termine del quale le pene per gli imputati sono state ulteriormente ridotte con caduta dell'aggravante per il reato di omicidio colposo plurimo.

GUARINIELLO - Poco prima della lettura del verdetto della Cassazione, Laura Rodinò - che nel rogo ha perso il fratello - aveva parlato al telefono con l'ex pm Raffaele Guariniello, ora andato in pensione, che aveva rassicurato lei e tutti i familiari delle vittime sul fatto che "non c'erano elementi per ribaltare le pene". "Dovete avere fiducia nei giudici della Cassazione, ci ha detto Guariniello - ha detto Rodinò - e ci ha consigliato bene, ci ha detto che non c'era nessun elemento per tornare ad abbassare le pene dal momento che le condanne dei sei imputati erano già state diminuite". In precedenza, contattato dai giornalisti, Guariniello aveva commentato che al di là dall'esito "mi viene da dare ragione a Matteo Renzi: lui dice che aspetta le sentenze, ma anche noi le aspettiamo". "Sono i processi a essere lunghi - ha proseguito l'ex magistrato che da procuratore aggiunto a Torino chiuse le indagini sull'incendio in due mesi e 19 giorni -. In questo Renzi coglie un aspetto di verità. Questo è un problema di ordine generale che deve far riflettere tutti. I processi sono molto lenti anche quando le indagini preliminari, come nel nostro caso, si sono esaurite in tempi da record".

LA THYSSENKRUPP - "Prendiamo atto con rispetto del dispositivo della sentenza", ha dichiarato, dal canto suo, la Thyssenkrupp sulla decisione della Cassazione. "I tribunali italiani - ha sostenuto l'azienda ha che fatto conoscere la sua posizione attraverso una nota - hanno dovuto affrontare il difficile compito di valutare penalmente il tragico incidente di Torino e le sue terribili conseguenze per i nostri collaboratori e i loro familiari".  "Esprimiamo nuovamente - continua la nota - il nostro cordoglio alle vittime e alle loro famiglie. Thyssenkrupp è profondamente addolorata che in uno dei suoi stabilimenti si sia verificato un incidente così tragico. Faremo il possibile affinché tale disgrazia non accada mai più".