Martedì 10 Settembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Processo Grillo Junior. La ragazza in lacrime: "Dopo la violenza ho tentato il suicidio"

Tempio Pausania, in aula la 23enne che ha denunciato gli abusi di gruppo "Mi hanno costretta a bere una bottiglia di vodka, ero come paralizzata".

Processo Grillo Junior. La ragazza in lacrime: "Dopo la violenza ho tentato il suicidio"

Processo Grillo Junior. La ragazza in lacrime: "Dopo la violenza ho tentato il suicidio"

"Dopo lo stupro non avevo più voglia di vivere. Una sera mi misi a correre lungo i binari e volevo lanciarmi contro un treno in corsa. Volevo farla finita". Piange e si dispera la 23enne italo-norvegese – nome convenzionale Silvia – che al tribunale di Tempio Pausania, a porte chiuse, accusa Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria di stupro di gruppo nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2019 a Porto Cervo. Poi, dopo un’interruzione processuale durata quasi un’ora, la ragazza (che indossa un cappellino e una mascherina per non farsi riconoscere e ha un tutore al piede a causa di un incidente) trova la forza di rispondere alle ultime domande del procuratore Gregorio Capasso. Un’audizione durata quasi sei ore, ma probabilmente non la prova più dura. Quella sarà oggi, nel primo controinterrogatorio delle difese (gli altri saranno il 13 e 14 dicembre).

Alla linea del "rapporto consenziente" sempre sostenuta dal figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle e dai suoi compagni di vacanza in Costa Smeralda, la studentessa – assistita dagli avvocati Giulia Bongiorno, Dario Romano e Beatrice Nunzi – oppone una testimonianza drammatica. Una frase riassume l’abisso di quella notte iniziata al Billionaire e poi proseguita in un letto di casa Grillo fino alle 15 del giorno dopo: "Io volevo urlare ma non ci riuscivo. Volevo gridare ma ero come paralizzata. Non sentivo il mio corpo e neppure le mie braccia, non riuscivo a muovermi". "A un certo punto, fui costretta a bere della vodka dalla bottiglia", dichiara la ragazza, all’epoca dei fatti 19enne. "Una vodka dal sapore strano". Lauria "mi afferrò la testa con la forza e con una mano mi teneva il collo e con l’altra mi forzava a bere. Da lì in poi il black out".

"Per un legale queste giornate sono forse le più difficili, le più complicate e le più dolorose – commenta Bongiorno –. A volte si banalizzano dei fatti che invece sono di una gravità inaudita. Questi fatti distruggono, devastano". E la sua cliente che oggi vive all’estero, oltre alle pulsioni suicidarie, svela atti di autolesionismo e disturbi alimentari: "Mi drogavo, non volevo ricordare quello che mi era accaduto". Così eccola Silvia oggi, magrissima – poco più di 50 chili per un metro e ottanta di altezza – mentre racconta la sua vita dopo lo stupro e la denuncia: "Mangiavo e poi vomitavo", "mi tagliuzzavo e mi graffiavo".

In base all’analisi dei cellulari di tutti i protagonisti e alle testimonianze di Silvia e di Roberta (il nome convenzionale dell’altra studentessa presente al Billionaire e in casa Grillo, già sentita come teste), la procura di Tempio Pausania crede a Silvia: secondo i verbali, prima costretta (mentre Roberta "dormiva") a rapporti sessuali "in camera da letto e nel box doccia del bagno con uno dei quattro"; poi, ormai ubriaca, "condotta nella camera matrimoniale dove gli indagati" l’avrebbero forzata a "cinque o sei rapporti".

Il controesame dei legali dei quattro imputati, previsto da stamattina alle 10, si annuncia infuocato. "Ci sono contraddizioni molto marcate tra il racconto fatto dalla ragazza e quello della sua amica nella scorsa udienza", anticipa l’avvocata Antonella Cuccureddu, legale di Corsiglia: "Contraddizioni anche rispetto a quello che hanno raccontato gli altri testimoni". La difesa è pronta a giocare ogni carta. Inclusi alcuni video, girati in quella notte con gli smartphone, che riprenderebbero determinate fasi dei rapporti sessuali tra la ragazza e i quattro coetanei.