Sabato 17 Maggio 2025
CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Saman, la sentenza di appello: ergastolo anche per i cugini, confermato ai genitori. 22 anni allo zio

La Procura generale aveva chiesto il carcere a vita per tutti e cinque gli imputati. I cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq giudicati responsabili di omicidio, i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen anche di soppressione di cadavere, lo zio Danish Hasnain in primo grado aveva ricevuto 14 anni. Tutti dovranno risarcire Ali Haider. Blitz delle attiviste in aula

Saman, la sentenza di appello: ergastolo anche per i cugini, confermato ai genitori. 22 anni allo zio

Bologna, 18 aprile 2024 – Quattro ergastoli e una pena che aumenta. Sono le ore 20.30 quando arriva la sentenza d'appello per l'omicidio di Saman Abbas: padre Shabbar Abbas, madre Nazia Shaheen, responsabili anche del delitto di soppressione di cadavere, con premeditazione e motivi abietti, conferma l'ergastolo. La pena per lo zio Danish Hasnain sale da 14 anni di reclusione a 22. I cugini Noman Hulaq e Ikram Ijaz (che erano stati assolti in primo grado) vengono giudicati responsabili di omicidio e soppressione di cadavere e li condanna alla pena dell'ergastolo. Sono interdetti in modo perpetui dai pubblici uffici. Condannati tutti al risarcimento ad Ali Haider, il fratello di Saman.

Approfondisci:

Saman, famiglia condannata. Le difese non ci stanno: “Andiamo in Cassazione. Pronuncia ingiusta”

Saman, famiglia condannata. Le difese non ci stanno: “Andiamo in Cassazione. Pronuncia ingiusta”

La Procura generale aveva chiesto l'ergastolo per tutti e cinque gli imputati: i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.

In giornata hanno parlato in aula il padre, i due cugini e lo zio della giovanissima vittima.

Da sinistra il padre di Saman Shabbar, lo zio Danis e la madre Nazia all'arrivo in Tribunale per quello che è l'ultimo atto del processo di secondo grado
Da sinistra il padre di Saman Shabbar, lo zio Danis e la madre Nazia all'arrivo in Tribunale per quello che è l'ultimo atto del processo di secondo grado

Le notizie in diretta

21:11
Salvini: "Fatta giustizia"

"È stata fatta giustizia, con la condanna al carcere a vita per gli assassini di Saman". Lo scrive su Facebook il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. "Anche se nulla potrà mai restituire una giovane vita spezzata troppo presto, uccisa dalla sua stessa famiglia solo perché desiderava vivere da ragazza libera in Italia", prosegue Salvini. "In Occidente non c'è spazio per criminali come loro", conclude il ministro.

19:37
I commenti degli avvocati

"Dal mio punto di vista è una sentenza che segue un percorso puramente logico. Significa che in qualche modo è stata accolta la nostra ricostruzione, era quello che abbiamo sostenuto appena abbiamo letto la sentenza di primo grado e le evidenze probatorie hanno confermato la nostra impostazione". Questo il commento dell'Avvocato generale dello Stato di Bologna, Ciro Cascone.

Di parere diametralmente opposto a quello di Cascone è invece l'avvocato Luigi Scarcella, legale di Noman Hulaq, che ritiene la sentenza "assolutamente ingiusta, anzi inconcepibile. A mio modo di vedere - dichiara ai cronisti - non c'è alcun elemento, né si potevano in alcun modo valorizzare queste fonti dichiarative per le ragioni che abbiamo espresso durante la discussione". Nei confronti di entrambi i cugini sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti, come pure ai genitori. Ora, conclude Scarcella, "attenderemo le motivazioni e faremo ricorso in Cassazione, fiduciosi di aver ragione".

''La sentenza di condanna emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Bologna segna un momento di svolta, non solo dal punto di vista giuridico, ma soprattutto sul piano sociale. Con questa decisione, la Corte riforma radicalmente la pronuncia di primo grado, riconoscendo la responsabilità di tutti i familiari imputati per il femminicidio di Saman Abbas e compie un atto di giustizia atteso e necessario". Così l'avvocata Maria Teresa Manente, responsabile ufficio Legale Differenza Donna, parte civile nel processo.

18:40
La sentenza della corte di appello

Quattro ergastoli e una pena che aumenta. La sentenza d'appello conferma il carcere a vita per il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, responsabili anche del delitto di soppressione di cadavere, con premeditazione e motivi abietti. Ergastolo anche ai cugini Noman Hulaq e Ikram Ijaz (che erano stati assolti in primo grado): giudicati responsabili di omicidio e soppressione di cadavere e li condanna alla pena dell'ergastolo. Sono interdetti in modo perpetui dai pubblici uffici. La pena per lo zio Danish Hasnain sale da 14 anni di reclusione a 22. Condannati tutti al risarcimento ad Ali Haider, fratello di Saman.

A sinistra di Saman, dall'alto: il padre, lo zio Danish e la madre. A destra i cugini
A sinistra di Saman, dall'alto: il padre, lo zio Danish e la madre. A destra i cugini
17:47
La protesta silenziosa delle attiviste

La protesta silenziosa delle attiviste, cittadini e associazioni subito prima della lettura della sentenza in corte d'appello a Bologna. Senza dire nulla, si schierano in piedi nell'aula Bachelet con un cartello in mano, la scritta sia in urdu che in italiano: "Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima".

La protesta delle attiviste in attesa della sentenza del processo Saman, la scritta sia in urdu che in italiano: "Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima" (foto Schicchi)
La protesta delle attiviste in attesa della sentenza del processo Saman, la scritta sia in urdu che in italiano: "Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima" (foto Schicchi)
15:56
La corte in camera di consiglio: entro oggi la sentenza

Alle 17.45 la Corte d'Assise d'appello si ritira in camera di consiglio. La sentenza è attesa in serata: la Procura generale ha chiesto l'ergastolo per tutti e cinque gli imputati: i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Sono tutti accusati dell'omicidio di Saman Abbas, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021.

15:47
Lo zio Danis: "Ho detto dove era la salma perché avevo un enome peso"

Anche lo zio Danish (in primo grado condannato a 14 anni, ma pure per lui, come per gli altri 4, la procura generale ha chiesto l'ergastolo) rilascia dichiarazioni spontanee: "Ho saputo dopo che sono stato condannato che le mie dichiarazioni sono state dichiarate inutilizzabili. Ho indicato il punto dove era sepolta perché avevo questo peso addosso e me lo volevo togliere e poi anche per aiutare gli inquirenti, ma poi ho sentito diverse accuse nei miei confronti e questo mi è dispiaciuto molto. Non ci sono due Danish, esiste un solo Danish. Il motivo per cui loro (i cugini) sono partiti dopo di me è perché stavano aspettando la paga. Dopo la chiamata con la mamma di Saman, sono stato intercettato e arrestato. In realtà non è stato qualcun altro a chiedere di aspettare a partire con Ali (il fratello di Saman), ero io quello che insisteva, loro (i cugini) insistevano invece per partire senza", dice lo zio, smentendo completamente la versione appena riferita da uno dei cugini in aula.

"Ho detto sempre la verità. La mia innocenza è provata dall'autopsia e dalla relazione dei periti. Spero di poter andare anche io un giorno a trovarla, dove è sepolta. Avevo paura di mio fratello - continua lo zio Danish -, ero stato picchiato anche pochi giorni prima di questo evento. Per quanto riguarda il Dna, Saman stava moltissimo con me. Invece con mio fratello i rapporti erano molto tesi, mio fratello voleva dei soldi che erano però destinati a un'altra persona. Ho sentito oggi che si sono rifiutati di dichiararsi parenti della famiglia Abbas: e invece lo sono, tramite lo zio materno. Io non so se verrò fuori dal carcere, perché fino a oggi nessuno mi ha ascoltato. Loro hanno scavato, poi nel quarto d'ora che mi sono allontanato l'hanno seppellita. Fino a che non la stavano per seppellire, sono rimasto vicino alla salma. Non so come dei genitori possano permettere ad altri di toccare la propria figlia". E aggiunge che "Se fossi stato coinvolto nell'uccisione, non avrei mai aiutato a fare individuare la salma, e questa è la cosa più importante ".

15:29
L'altro cugino, Ikram Ijaz: "Mi dispiace tantissimo, ma non ho avuto nessun ruolo"

"Mi dispiace tantissimo per quello che è successo. Io in tutto questo sono innocente, avevo un ottimo rapporto con Ali, lo amavo proprio - ha detto in aula l'altro cugino di Saman, Ikram Ijaz -. Mentre Shabbar e Danish avrebbero mentito per liberarsi, io sono stato in carcere per due anni e mezzo anche se sono innocente e sono qui per la mia famiglia. Ho anche subito percosse in carcere. Riguardo Saman, ho dichiarato tutto quello che sapevo. Io sono innocente, non ho avuto nessun ruolo in questa vicenda come anche Noman. Non vogliamo andare in carcere, chiediamo giustizia. Da quando sono tornato libero ho sempre lavorato e sempre collaborato con i carabinieri. Ogni volta che arrivava una notifica, mi presentavo spontaneamente perché ero convinto che la giustizia sarebbe prevalsa".

15:25
Il cugino Nomanhulaq: "Il nostro unico errore è stato scappare" ​

Terminata l'arringa di Scarcella, uno dei cugini, Noman Hulaq, tramite l'interprete, sceglie di rendere dichiarazioni spontanee, per la prima volta parla in aula: "Siccome ho sentito diverse volte che faccio parte della famiglia, voglio precisare che io non ne faccio parte. Perché questa famiglia è composta da Shabbar, Nazia, Ali, Danish. E Saman. Io ero lì per lavorare. Quel giorno, il 29, mi si vede in quelle immagini con le pale: ma io ero lì  per fare dei lavori, e in quel secchio che avevo in mano ci sono diversi attrezzi che servono per fare quei tipi di lavori. Il 30 aprile quando siamo rincasati, io e Ikram siamo andati in camera da letto. Per due giorni c'è stata della calma, ma il 5 maggio sono arrivati i carabinieri che hanno portato con loro Danish e Alì. Quando siamo tornati a casa, l'abbiamo trovata sottosopra e ci siamo impauriti. Poi il 6 maggio quando sono tornati a casa e ci hanno detto che i telefoni erano stati sequestrati. Danish mi ha chiesto il cellulare per fare una chiamata. 'Non so cosa sta succedendo, ho pensato, prima erano partiti loro due (i genitori) e poi adesso questi due'. Quando vedevamo queste continue visite dei carabinieri, abbiamo avuto paura e deciso di allontanarci anche noi.

Alla sera, è tornato Danish da solo e ci ha detto che dovevamo partire. Noi non volevamo partire senza Danish ma lui si è arrabbiato e quindi abbiamo accettato. Allora, ho fatto il tampone - prosegue Noman Hulaq - e preso il biglietto per andare in Spagna. Raggiunta la Spagna, ho chiesto permesso e tessera sanitaria. L'unico errore di entrambi (lui e l'altro cugino, ndr) è stato di non essere rimasti qua e di darci alla fuga. Io non appartengo a questa famiglia, io lavoro per mantenere la mia famiglia, che sta in Pakistan".

13:23
L'avvocato del cugino Nomanhulaq: "Ecco perché il mio assistito è innocente"

Ripresa l'udienza, prosegue l'arringa dell'avvocato Scarcella, sempre centrata in questa fase sulle dichiarazioni del fratello di Saman. Scarcella si concentra sui tentativi di chiamate quella sera, quella dell'omicidio, per dimostrare che il suo assistito dormiva. "Questa è la prova dell'innocenza del mio assistito". Poi va avanti sostenendo che Saman e il fratello sapessero della partenza dei genitori (l'imminente viaggio in Pakistan). Comunque, continua l'avvocato Scarcella, "il mio assistito non viene mai contattato". L'avvocato passa poi a ricordare che, durante la testimonianza resa in questo processo di secondo grado in una precedente udienza, il fratello di Saman ha detto che aveva visto i cugini tra le serre, ma solo il viso". Eppure, quando gli è stato chiesto se poteva indicarli in aula, il testimone ha risposto: "Non me la sento". 

E Scarcella ha ricordato che i cugini "in primo grado sono stati assolti e questo è un dato di fatto". Poi l'avvocato ha posto l'accento sul fatto che da lì dove si trovava il fratellino di Saman non poteva vedere nulla e ha analizzatio le dichiarazioni spontanee rese in aula allo zio Danish, "ma, invece che dichiarazioni, gli è stato fatto un interrogatorio".

11:33
Udienza sospesa

Alle 13.15 udienza sospesa. Da un'ora è in corso l'arringa dell'avvocato Luigi Scarcella, difensore di Nomanhulaq Nomanhulaq, uno dei cugini. Si concentra sulle dichiarazioni del fratello di Saman, contestando la sua credibilità. "Riferire che non sa chi l'ha seppellita, vuole dire che lui non ha visto proprio nessuno, altrimenti sarebbe assurdo non ammetterlo. Dice che i cugini "hanno scavato la buca" solo perché "ci sono le immagini di quel giorno". E dice che le  dichiarazioni del fratello dipendono da quanto letto sulla stampa. E Scarcella parla di "processo mediatico". L'udienza riprenderà alle 14.15.

10:15
"I genitori non ne sapevano nulla"

E Sheila Foti conclude, dopo due ore e un quarto di arringa: "I genitori non ne sapevano nulla, certamente non Shabbar". "Il ricordo di Saman deve andare oltre la ricostruzione del delitto d'onore, se vogliamo darle giustizia dobbiamo ricostruire quello che è veramente successo".

10:05
Le conversazioni del fratello con un'amica: "Sono stati mio zio e i cugini"

"Se fosse stato un omicidio per salvare l'onore della famiglia, poi non ne parlava più nessuno? Tutti ne avrebbero parlato". Così l'avvocato Foti, che va avanti con la sua arringa. E poi legge le conversazioni tra il fratellino di Saman, Ali Heider, e una sua amica coetanea nei giorni successivi all'omicidio: "Non sono stati i miei genitori. Ha fatto tutto lo zio. Mio zio ha ucciso una persona. A Novellara. Giuro su mia mamma".

E sui genitori: "Mi mancano, ma non posso parlare con loro". E sullo zio: "È scappato, non si sa dov'è" e poi un insulto. E in seguito il fratello di Saman aggiunge: "Sono stati mio zio e i cugini". 

Saman, la sentenza di appello: ergastolo anche per i cugini, confermato ai genitori. 22 anni allo zio
09:36
"La sera dell'omicidio il padre non era disperato, ma preoccupato per la figlia"

Prosegue l’arringa dell'avvocato difensore del padre. I figli "sapevano già del viaggio in Pakistan dei genitori", sostenendo che non è vero che ne erano all'oscuro, "perché" qualche giorno prima i genitori "erano andati a fare un tampone all'ospedale di Suzzara e i ragazzi erano in casa".

E ancora, "Saman aveva scritto al fidanzato Saqib che se ne voleva andare lontana da tutto e tutti, era stufa" e al padre, "quel 30 aprile, dice che sarebbe andata a prenderla un'amica quella sera. Sono state trovate, in seguito, tracce biologiche di una donna sui semi di zucca nel luogo dove è stata uccisa Saman, e questo è un dato oggettivo - prosegue l'avvocato Foti -. E se avesse avuto appuntamento con qualcuno?". E se questo qualcuno "fosse stata una donna?".

Poi, prosegue Foti, "l'atteggiamento del padre in quei momenti, come si vede dalle immagini, non è di un padre sconvolto o disperato, ma di un padre preoccupato, perché la figlia se ne andava via a mezzanotte", chissà dove. Allora, "loro (i genitori) escono per convincerla a tornare indietro, ma lei, purtroppo, non lo fa".

08:40
Il padre: "I genitori non ammazzano le figlie. Saman era la mia luce"

In aula, davanti alla Corte d'assise d'appello presieduta dal giudice Domenico Stigliano, parla l'avvocato Sheila Foti, che difende il padre di Saman. L'arringa si concentra su alcuni dettagli emersi nel corso del processo di Appello, come alcune dichiarazioni del fratello di Saman (minorenne all'epoca dei fatti), di cui l'avvocato Foti cerca di mettere in luce le contraddizioni concentrandosi sull'anta della finestra aperta e sull'immobilità del ragazzo, "che vede la sorella strangolata dallo zio, come ha detto, eppure non si muove, non fa nulla. Questo è plausibile?" E poi cita i molti "non ricordo" del fratello: "In primo grado ne abbiamo contati 200", dice l'avvocato Foti, "eppure parliamo degli ultimi istanti di vita della sorella. Come testimone oculare, non è assolutamente credibile".
E poi: "Saman era un ragazza adolescente - così l'avvocato del padre -, penso possa essere ritenuta la figlia di tutti noi. Poteva essere mia figlia. Mi sono chiesta se accettare questa difesa infatti, e all'inizio, quando ho chiesto a Shabbar, lui mi ha risposto 'Un padre e una madre, con la P e la M maiuscola, non ammazzano le figlie! Lei era la mia luce ".

08:30
Potrebbero parlare i cugini

Oggi potrebbero anche rendere dichiarazioni spontanee i due cugini, al momento a piede libero in quanto assolti in primo grado ma imputati ora in Appello.

08:27
Attesa la sentenza in serata

E' attesa in serata la sentenza per il processo di Saman Abbas: in giornata previste le arringhe di due difensori Luigi Scarcella (per il cugino Nomanhulaq) e Sheila Foti (per il padre). Gli altri tre hanno parlato nell'ultima udienza.