Giovedì 18 Aprile 2024

Caso Annibali, scintille in aula: chiesta dal pm la conferma di 20 anni per Varani

I familiari dell'accusato: "La sentenza di primo grado è profondamente ingiusta". Lucia: "Chiedo rispetto per il mio dolore, giustizia per il male che mi è stato fatto". Oggi la sentenza

Lucia Annibali al processo d'Appello (foto LaPresse)

Lucia Annibali al processo d'Appello (foto LaPresse)

Pesaro, 23 gennaio 2015 - Accesa udienza ieri ad Ancona del processo d'appello che vede sul banco degli imputati l'ex avvocato Luca Varani, 38 anni, pesarese e i giovani albanesi Altistin Precetaj e Rubin Talaban. Il primo è accusato di tentato omicidio per aver manomesso il gas della cucina di Lucia Annibali in modo da far esplodere l'appartamento, di stalking per averla perseguitata a lungo oltre che di esser stato il mandante per voglia di vendetta del lancio dell'acido in faccia alla sua ex ragazza (segnandone per sempre il viso) mentre i due stranieri sono ritenuti gli esecutori materiali dell'agguato.

All'apertura del processo, l'avvocato di parte civile Francesco Coli ha presentato una eccezione per chiedere alla Corte di dichiarare la tardività dell'appello presentato dalle difese in base ad un provvedimento del gip che "accelerava" i tempi dell'appello. Istanza respinta. Subito dopo è cominciato il processo, con la requisitoria di 40 pagine del pm Monica Garulli (con a fianco per molto tempo il procuratore generale Vincenzo Macrì) al termine della quale ha chiesto la conferma dei 20 anni di reclusione del primo grado per Varani e 18 anni a testa per i sicari (14 in primo grado) con l'aggravante dei motivi futili e abbietti non concessi in primo grado.

Nel frattempo, di fronte alle telecamere delle tv posizionate all'ingresso del tribunale, i familiari di Varani (il papà Francesco e la sorella Francesca) hanno ribadito di considerare profondamente ingiusta la sentenza di primo grado emessa sull'onda della pressione sociale e mediatica perché, a loro dire, non ci sarebbero state le prove per condannare Luca Varani.

Considerazioni rimbalzate alle orecchie di Lucia, in aula insieme ai genitori e al fratello Giacomo, che in un momento di pausa ha ribattutto: "Chiedo rispetto per il mio dolore e chiedo rispetto per me e per la mia famiglia. Noi vogliamo giustizia per il male che mi è stato fatto". L'avvocato Francesco Coli, di parte civile, ha preso la parola nel tardo pomeriggio per ripercorrere le responsabilità degli imputati, in particolare di Varani ossessionato da Lucia fino a duplicarle le chiavi dell'appartamento e della macchina per entrarci a suo piacimento. Domani parleranno le difese poi in serata la sentenza. Lucia in serata ha commentato: "Mi sono stancata di ritrovarmi vicino in aula con Varani".