L’avvocato Giulia Bongiorno definisce la sua testimonianza "drammatica perché, per la prima volta, il tribunale ha potuto vedere, e non leggere sui giornali, il dolore e la sofferenza di queste ragazze. Messa una pietra angolare sulla ricostruzione". A Tempio Pausania è una giornata cruciale, i magistrati ascoltano Roberta, l’amica di Silvia, la studentessa italo-norvegese che, secondo l’accusa, sarebbe stata stuprata dal ’branco’ formato da Ciro Grillo, il figlio di Beppe, e da tre suoi amici, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia. È la teste chiave perché in quella villetta a Cala di Volpe in Sardegna, di proprietà del comico e della moglie, quella notte tra il 16 e il 17 agosto 2019, lei c’era. E racconta per filo e per segno quello che vide, il clima di quella folle notte, mentre in aula compare Silvia (con la Bongiorno, suo legale), ma viene subito allontanata perché la regola processuale non ne consente la presenza.
"Ora devo farmi molta forza", confida Silvia all’avvocato-deputato prima di uscire dall’aula. La testimonianza di Roberta è pugno nello stomaco: lucida, punteggiata da lacrime ed emozioni che a volte non riesce a tenere a freno, tanto da indurre il presidente a una breve interruzione. Ricorda che quella notte, dopo la baldoria al "Billionaire" di Porto Cervo e i molti drink, vanno a casa. Le arrivano avance sessuali da parte dei quattro, ma le rimbalza. Poi si addormenta sul divano. Un sonno interrotto per tre volte. "La prima volta – dice Roberta - ho sentito Ciro che urlava, era molto irritato perché avrebbe voluto un rapporto con Silvia che invece era a letto con Corsiglia. La seconda volta, mentre dormivo, si è avvicinato Ciro e mi ha chiesto se volessi andare a dormire con lui. Ho risposto che stavo benissimo sul divano. Si è allontanato senza insistere". E infine la terza volta: "Saranno state le 8:30. Ero sdraiata sul divano, Silvia era accanto a me, in accappatoio e stava piangendo. Le ho chiesto cos’era successo, ma lei continuava a piangere, ma mi ha detto: non preoccuparti, va tutto bene, sto bene. Le ho chiesto più volte cosa fosse successo ma ripeteva che andava tutto bene. Poi si è allontanata, io credo di essermi riaddormentata subito. Non ricordo di essermi più svegliata fino alle 12.30-13". A quell’ora Roberta, smaltita la sbornia, va nella stanza dove staziona Silvia: "L’ho trovata nella prima stanza a destra, nel letto, nuda, ed era sola. L’ho svegliata, l’ho vista molto confusa e sconvolta, aveva il trucco colato, si guardava attorno, credo che non riuscisse a capire dove si trovasse. Mi è capitato di vederla ubriaca in altre occasioni, ma mai in quello stato; quindi, in quel caso non mi è sembrato che fosse per gli effetti dell’alcol. Le chiedevo che cosa fosse successo, soprattutto avendola vista nuda nel letto, lei inizialmente non mi rispondeva. Poi glielo chiedevo di nuovo e alla fine mi rispondeva: mi hanno violentata. Chi?, ho chiesto. E lei: tutti. Le chiedevo cosa voleva che facessi. E lei: andiamo via di qui".
La studentessa italo-norvegese, qualche giorno dopo, presenta denuncia per stupro di gruppo e riferisce di essere stata costretta a bere una bottiglia di vodka, poi di essere stata violentata da Corsiglia. L’indomani da Ciro, Capitta e Lauria, tutti insieme. Anche Roberta, un anno dopo, si accorge di essere vittima di violenza: mentre dormiva è stata fotografata e filmata.