Giovedì 18 Aprile 2024

Processi Berlusconi ci riprova "Basta appelli contro le assoluzioni"

Il Cavaliere rispolvera uno dei suoi cavalli di battaglia. Muro delle toghe: "Non è la soluzione alla malagiustizia"

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di Ettore Maria Colombo

La notizia, almeno in teoria, doveva essere solo una: non solo Silvio Berlusconi "torna tra noi" e, cioè in Parlamento, al Senato della Repubblica, da cui fu espulso, causa legge Severino (2013). Ma lo fa sia nel collegio uninominale di Monza, dove ha portato la squadra di calcio in serie A, che da capolista in 5 regioni, nei listini bloccati. Ma la ‘notizia’ non è questa. E neppure che il Cavaliere – tornato ‘giovane’, agli anni ruggenti, dell’anticomunismo ‘viscerale’, quando attaccava il "Pci-Pds-Ds-Pd" – definisca, via Twitter, "il programma del Pd quello di un partito che sa di andare verso la sconfitta". La notizia è, invece, che il leader di FI, dopo il presidenzialismo, lancia un’altra ‘bomba’. Sulla giustizia, pervicace ‘ossessione’ del Cav, oltre che nel ‘dna’ di FI.

Poco importa che la sua ‘pillola’ giornaliera suoni come un déjà-vu del 2006 e dello scontro sulle leggi ad personam, ritagliate su misura dell’allora premier, a causa dei suoi processi, con la legge Pecorella (2006, presunzione di innocenza): legge che subì le ‘obiezioni’ del presidente Ciampi, che la rimandò indietro, e della Consulta che la definì "impraticabile" e in contrasto col giusto processo, ex art. 111 Cost.

"Quando governeremo noi le sentenze di assoluzione di primo e di secondo grado non saranno assolutamente appellabili – dice la ‘pillola’ –. Un cittadino, una volta riconosciuto innocente, ha diritto di non essere perseguitato per sempre. Perseguitare gli innocenti significa, qualche volta, lasciare i veri colpevoli in libertà". Un tema caro da sempre al centrodestra, la giustizia, va detto, ma che torna prepotentemente al centro dello scontro non solo nel mondo politico, ma anche tra magistratura e penalisti. "Non bisogna identificare in ogni assoluzione – ribatte il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia - la ‘prova’ che quel processo non andava fatto, è un modo distorto. I processi si fanno per accertare la verità e che una parte dei procedimenti istruiti finisca con l’assoluzione è fisiologico".

Ma "è un tema che tecnicamente può essere discusso – ammette Santalucia – . Quello che non deve essere fatto è identificare la soluzione come una risposta alla malagiustizia". Trapela invece soddisfazione tra i penalisti. "Vogliamo considerare questa indicazione di Berlusconi un positivo riscontro alla nostra sollecitazione e ci auguriamo che il maggior numero di forze politiche sia sulla stessa linea", dice il presidente dell’Unione Camere penali, Gian Domenico Caiazza. "Nei giorni scorsi abbiamo scritto a tutti i partiti, tranne a Conte che per noi rappresenta il giustizialismo populista, indicando cinque priorità, tra cui il ritorno alla inappellabilità delle sentenze di assoluzione del pm". Ovviamente, il mondo politico commenta, quasi tutto (Fd’I no, per dire) la ‘pillola’ del Cav.

Il Pd stoppa subito l’idea perché "le assoluzioni non sono una priorità del Parlamento" e ricorda che sul processo penale c’è la riforma Cartabia. Giulia Bongiorno, senatrice e avvocato di Salvini, dice, invece, che "è un’antica battaglia, oggi più che mai attuale ed è nel programma della Lega. Ovviamente, quando faremo la nostra legge, bisognerà tener conto delle indicazioni della Consulta e delle criticità". Poche cose sono certe, se il centrodestra vincerà le elezioni, ma che si farà una riforma della Giustizia è tra questi. Con tanti saluti all’inane, faticoso, lavoro svolto dalla Cartabia.