Venerdì 19 Aprile 2024

Primo spiraglio dalla Cina L’ora della pace

Marta

Ottaviani

Si avvicina il primo anniversario della guerra e, a fronte di un Occidente che ha dimostrato sostanziale compattezza nell’invio di armi e aiuti all’Ucraina, dall’altra parte del mondo multipolare di cui il presidente Putin parla tanto, si possono osservare atteggiamenti che, nella migliore delle ipotesi, possiamo definire ambigui. La Turchia di Recep Tayyip Erdogan si è schierata contro l’invio dei carri armati e, come se non bastasse, sta rallentando l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, anche se per quest’ultima la situazione dovrebbe sbloccarsi. La motivazioni sono prettamente di ordine interno. Il 14 maggio prossimo si vota e il prestigio del presidente, già molto indebolito dal terremoto dello scorso 6 febbraio, ha bisogno di un motivo di riscatto. Nulla di meglio dell’avversare Paesi del Vecchio Continente, accusandoli di proteggere presunti terroristi di matrice curda e gulenista. Rimane però il fatto che si sta perdendo tempo e che nella guerra di logoramento del presidente Putin questo è un grande vantaggio.

Non meno sfuggente la posizione della Cina, che dall’inizio del conflitto ha assunto un atteggiamento troppo neutro davanti a una tragedia del genere e se da una parte non ha fornito armi alla Russia, dall’altra ha continuato a insistere sulla via diplomatica senza tuttavia farsi promotrice di iniziative. Ora Pechino sembrerebbe pronta a fare la sua parte in modo concreto per favorire il dialogo. È venuto il momento, per Cina e Turchia, di dimostrare che fanno realmente sul serio. La loro indecisione è costata vite umane e il proseguimento della guerra. Pechino deve dimostrare che ci sia ancora spazio per una via politica e soprattutto che la Cina sia davvero in grado di condurre la mediazione. Il fatto che entri in gioco proprio adesso potrebbe significare che ci sono maggiori probabilità di riuscita.