Giovedì 25 Aprile 2024

Primarie aperte, la vittoria di Elly

Nuova corrente con 21 parlamentari spiana l’elezione di Boccia e Braga come capigruppo nelle due Aule. L’ultima carta del governatore: "A Elly ho consigliato prudenza, aspetto ancora una controproposta"

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di Cosimo Rossi

ROMA

La minoranza è deflagrata. E un buono spicchio della classe dirigente del Pd che aveva sostenuto la corsa alla segreteria di Stefano Bonaccini va già accodandosi al carro della vincitrice, Elly Schlein, brandendo le insegne di una nuova componente interna battezzata al momento Ulivisti 4.0. Nel giorno della chiamata a raccolta dei suoi, insomma, il governatore dell’Emilia-Romagna si ritrova col cerino in mano a causa della defezione di un significativo gruppo di ex sostenitori.

Che di fatto mutilano ogni possibilità di andare a una conta nei gruppi parlamentari e ipotecano quella "gestione unitaria" che lo stesso neopresidente del Pd ha sempre auspicato e perseguito a scapito delle bellicose velleità dei falchi di Base riformista.

Il che in primo luogo sancisce la definizione dei nuovi capigruppo: che saranno eletti martedì nelle persone di Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera.

In secondo luogo, però, se per un verso la minoranza otterrà rappresentanza nelle presidenze dei gruppi e nella nuova segreteria, per l’altro la componente più agguerrita vive una condizione di sempre minore agibilità politica, che potrebbe anche portare in breve all’addio dei più riottosi.

A un mese esatto dalle primarie il fronte dei sostenitori di Bonaccini – che tra i 151mila votanti nei circoli aveva ottenuto il 52,8% e il 46,25 del milione e più di elettori alle primarie – non esiste praticamente più. Più della cinquantina di partecipanti alla riunione via zoom di ieri, infatti, contano gli assenti.

Tra questi i senatori Marco Meloni, Antonio Nicita, Nicola Irto, Enrico Borghi, Lorenzo Basso, Silvio Franceschelli e i deputati Andrea Casu, Marco Simiani, Stefano Graziano, Anna Ascani, Toni Ricciardi, Matteo Mauri, Irene Malavasi, Irene Manzi.

E a far ancora più eco l’europarlamentare Pina Picierno, che dal possibile ticket con Bonaccini è passata alla maggioranza schleiniana. In tutto son stati calcolati 21 gli assenti alla riunione di ieri. Ma quel che più conta è che in definitiva Bonaccini si ritrova sostenuto e accerchiato soprattutto da Base riformista, l’area meno indulgente nei riguardi della nuova segretaria. Mentre la linea del presidente – sia per scelta politica che per indole – è al contrario diretta a realizzare comunque una gestione unitaria.

Ribadendo di non sentirsi minoranza, ieri perciò Bonaccini si è limitato a una comunicazione di mezz’ora in cui ha rinnovato il proposito collaborativo.

"Elly mi ha rappresentato il suo orientamento sui capigruppo la settimana scorsa e mi sono sentito in dovere di consigliarle subito prudenza", ha detto il presidente mettendo in guardia rispetto a soluzioni calate dall’alto. Ma in realtà l’accordo ormai è fatto. E si tratta semmai di definire le posizioni di rincalzo nei gruppi parlamentari e lo spazio per la minoranza in segreteria. "Mi aspetto una proposta entro lunedì" (domani ndr), ha sottolineato il governatore emiliano.

Una posizione che certo non soddisfa i falchi. E tuttavia, fanno presente al Nazareno, alla minoranza che aveva quasi in pugno il gruppo del Senato adesso "su 38 hanno sette voti".

E anche alla Camera i numeri sono diventati impietosi dopo le defezioni dall’area Bonaccini di ieri. Un gruppo in realtà alquanto composito per quanto si definisca ulivista. E che qualche voce malevola definisce piuttosto "trasformista fluid".